Home Disabilità Riforma del sostegno: se non cambia il contesto è inutile

Riforma del sostegno: se non cambia il contesto è inutile

CONDIVIDI

Lo scorso 10 Marzo, presso le Commissioni parlamentari Cultura ed Affari sociali, si è concluso il dibattito sullo schema di Decreto  per la promozione dell’inclusione scolastica (atto del Governo n. 378).

Commenta il Direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R. Gianluca Rapisarda: “Il mio auspicio è che alle recenti belle parole di “apertura” ed ai “buoni propositi” della Ministra Fedeli seguano ora anche fatti concreti a favore della qualità del processo di inclusione degli alunni/studenti con disabilità del nostro Paese”.

Continua il Direttore dell’I.Ri.Fo.R. Gianluca Rapisarda: “Ma la domanda che mi “frulla” in testa costantemente in questi giorni, arrovellandomi, è la seguente: Fino a che punto ha senso riformare il sostegno se poi, come quasi sempre avviene in Italia, le nostre tante ed “innovative” leggi (e quelle sull’inclusione scolastica ne sono una prova “tangibile”) non si traducono in “buone prassi” e non hanno una ricaduta concreta e positiva sull’intero “sistema”?”.

 

{loadposition carta-docente}

 

A scanso di equivoci –aggiunge il Direttore Gianluca Rapisarda-, voglio subito chiarire che io sono un “convinto” assertore e fautore della necessità di riformare l’attuale modello del sostegno italiano. Tuttavia, ho il timore che, stanti così le cose, dalla lettura approfondita che tutte le Associazioni di e per persone con disabilità abbiamo finora fatto del suddetto “schema di Decreto n. 378”, la tanto decantata Delega sull’inclusione della Buona Scuola si riveli un semplice “topolino partorito dalla montagna”, ovvero una “leggina” assolutamente priva di una visione organica, strategica, di “sistema”.

Con tutto il rispetto per gli ‘estensori’ del neonato D.Lgs n. 378 – prosegue Gianluca Rapisarda – non mi pare però che esso si prefigga il “nobile” scopo di debellare le attuali ‘distorsioni del sistema inclusivo’ italiano e cioè, l’insufficiente preparazione e formazione generale e specifica sulle singole disabilità da parte dei docenti curricolari e per il sostegno e di tutto il personale scolastico, la scarsa continuità didattica ed, in particolare, la crescente delega al solo docente specializzato dell’allievo con disabilità, con la sua conseguente emarginazione nelle cosiddette “aule di sostegno”.

Ragionare ancora in termini di disabilità come legata indissolubilmente alla persona con disabilità e non ispirarsi alla sua nuova visione più “dinamica” introdotta dalla ICF dell’OMS nel 2000, continuare a parlare genericamente di “tutela del diritto allo studio” e non di diritto all’istruzione come “insopprimibile” diritto umano da garantire ad ogni cittadino, a prescindere dalla sua limitazione funzionale, come previsto dall’art 24 della Convenzione ONU del 2006 sui diritti delle persone con disabilità e, soprattutto, considerare l’inclusione ancora come un mezzo per mettere dentro chi prima ne era escluso o che rischia l’esclusione e non invece come un “ineludibile” strumento per rendere il ‘contesto’ finalmente accogliente e ‘for all’: sono queste – spiega il Direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R. Gianluca Rapisarda – le più madornali sviste e criticità dello schema di Decreto n. 378. Non serve modificare i nomi od inventarsene di nuovi, ogni qualvolta si vara una riforma della scuola. Quello che serve oggi per assicurare un efficace ed efficiente modello di inclusione nel nostro Paese è invece un ‘radicale’ cambio di mentalità e di approccio, sì da comprendere una volta per tutte che non è il solo insegnante specializzato a garantire la qualità del sostegno, ma sono la “scuola tutta” ed un contesto davvero “inclusivo” che possono favorire il successo formativo di tutti e di ciascun alunno“.

Da operatore della scuola che si è sempre battuto per un vero ed efficace processo di inclusione degli alunni/studenti con disabilità – sottolinea il Direttore Gianluca Rapisarda – sono stanco di sentire dire e “proclamare” anche nei più autorevoli convegni che la Didattica inclusiva è un tema che concerne soltanto una particolare e determinata categoria di allievi (quelli disabili per intenderci). Essa, al contrario, può e deve essere riferita più giustamente all’intera popolazione “studentesca”, a tutto il personale scolastico e, pertanto, al “contesto”, per poter dare risposte efficaci ed efficienti ai bisogni educativi di tutti e di ciascuno, nella normalità e finalmente senza alcun “sostegno”.

Conclude il Direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R. Gianluca Rapisarda: “Riappropriamoci e ritroviamo dunque lo spirito più genuino ed autentico della cultura dell’inclusione, così come brillantemente enunciata dalla Convenzione ONU del 2006 e ratificata dal nostro Paese dalla legge 18 del 2009, per rendere il contesto davvero “inclusivo” e per modificare i presupposti dell’intera nostra organizzazione scolastica”.

{loadposition facebook}