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Riforma filiera tecnologico-professionale: aumentano i dubbi e il dissenso; secondo Proteo è un progetto miope

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La riforma della filiera tecnologico-professionale che secondo il Ministro Valditara dovrebbe rivoluzionare l’intero impianto della scuola secondaria italiana non convince tutti.
La bocciatura del progetto da parte del CSPI è solamente uno dei tanti indicatori dello scontento diffuso non solo nel mondo sindacale ma anche fra gli operatori della scuola.

Vale la pena segnalare, in proposito, le osservazioni di Dario Missaglia, presidente di Proteo Fare Sapere fino a poche settimane fa e ancora adesso molto attivo all’interno della associazione.

Secondo Missaglia i punti deboli del progetto sono più di uno:

  • non si può fare la riforma di un “pezzo” della secondaria superiore senza rimettere mano a una scuola media che ancora disloca i ragazzi più “fragili” verso il settore tecnico-professionale sulla base di un esame che precede il compimento dell’obbligo, riproducendo e aggravando la discriminazione sociale;
  • il biennio obbligatorio dislocato nei percorsi di indirizzo è palesemente inadeguato a recuperare dislivelli e difficoltà di motivazione e apprendimento e troppo segnato dalle specificità di indirizzo;
  • non basta inoltre intervenire solo sugli ITS, senza davvero ricomporre una filiera (con tecnici, professionali, Ie-Fp regionali, fino all’istruzione per adulti e alla formazione permanente). Si tratta insomma di riscrivere l’articolazione dei cicli;

Inoltre, aggiunge ancora Missaglia, appare un po’ strano che il Ministro decida di avviare il progetto senza aver promosso qualche riflessione intorno alla sperimentazione avviata nel 2017, per la quadriennalizzazione della secondaria superiore, anche se, per la verità, nel nostro Paese il vizio di avviare riforme e controriforme in campo scolastico senza nessun tipo di valutazione obiettiva dei risultati è ormai una costante.

Questo “malessere” diffuso spiega anche il motivo per cui – almeno secondo Missaglia – ben poche istituzioni scolastiche, abbiano deciso di avviare la sperimentazione “malgrado l’impegno solerte e silenzioso delle strutture ministeriali”.

Ma, sottolinea Missaglia, con le elezioni europee arriveranno anche le pagelle per i Ministri della squadra di Governo, e forse proprio per questo Valditara sta cercando consensi significativi fra le rappresentanze del mondo delle imprese che però rischiano di essere “un puro esercizio di immagine”.

Missaglia lancia però un messaggio anche “a sinistra”: “Noi ci auguriamo che non di sola immagine vogliano vivere, invece, le forze che si oppongono a questi propositi; che fuggano dal rischio di pensare che il modo migliore per risolvere il problema del rapporto tra scuola e lavoro sia quello di negare il senso di questo rapporto. Il costo umano sarebbe molto alto. Che lo si voglia o meno, oggi il passaggio alla vita adulta, di cui il lavoro è parte determinante, si gioca a scuola molto più che nei decenni passati”.

Conclude l’ex presidente di Proteo: “Ci sono nuove pagine di pedagogia e non solo di politica da scrivere”.
Come dire che il rapporto fra scuola e mondo del lavoro è fondamentale e sarebbe bene occuparsene seriamente e senza pregiudiziali ideologiche e culturali. Non basta dire che la formazione scolastica non deve essere finalizzata alle esigenze dell’impresa per risolvere una questione che è storicamente difficile e complessa.