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Riforma: opinioni dei docenti

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Durante lo scorso mese di febbraio, il Dipartimento ricerche dell’agenzia di comunicazione "La Fabbrica", che ha sede a Milano, ha condotto un’indagine tra 400 docenti per conoscere la loro opinione sulla durata della scuola italiana e sull’articolazione del percorso scolastico, prendendo spunto dalla riforma proposta dal ministro Letizia Moratti  (successivamente presentata dal Consiglio dei ministri, con poche novità rispetto alla prima stesura, sotto forma di disegno di legge).
Il 73% degli insegnanti si è mostrato favorevole a predisporre il percorso scolastico in modo tale da consentire agli alunni di terminarlo a 18 anni di età, per uniformare la scuola italiana a quella di molti Paesi europei, anticipando però di un anno l’ingresso a scuola, al fine di mantenerne invariata la durata complessiva. Questa scansione dell’iter scolastico trova maggiori consensi nelle scuole di istruzione secondaria di II grado e in misura più attenuata nelle scuole medie, mentre in quelle elementari la percentuale diminuisce.

Ed ancora tra i docenti degli istituti di istruzione secondaria di II grado si registra la percentuale più alta di dissenso alla riduzione di un anno della durata del percorso di studio della scuola superiore, prevista nell’ambito della formazione professionale. Infatti, da una base di dissenso che si attesta al 78% prendendo in esame l’opinione dei docenti dei vari livelli scolastici, il dato aumenta all’85% se si considera soltanto il parere degli insegnanti delle superiori.
Inoltre, il 63% dei docenti intervistati pensa che la scuola dell’infanzia di durata triennale dovrebbe essere obbligatoria e gratuita, mentre il 34% non ritiene necessario l’obbligo in questa fascia scolastica, ferma restando la gratuità della frequenza.

Infine, all’istituzione di un "ciclo di base unitario", formato da scuola elementare e media inferiore (nel solco di quanto aveva proposto l’ex ministro Luigi Berlinguer), sarebbe favorevole circa il 58% degli insegnanti coinvolti nell’indagine, mentre contrario è risultato il 37 per cento del campione intervistato.