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Ritorno a scuola, alunni in più nelle paritarie? Ciccimarra (Agidae): siamo pronti, ma non risponde nessuno [INTERVISTA]

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Si parla tanto di spazi per accogliere a settembre gli alunni di troppo nelle scuole statali per via del distanziamento preventivo da rispettare, così come imposto dal Comitato tecnico scientifico: una delle possibilità subito “pronta all’uso”, forse l’unica, è quella di far fare le lezioni in presenza negli istituti paritari. Una proposta caldeggiata anche da alcuni partiti politici: l’on. Valentina Aprea (Forza Italia) lo ha dichiarato alla nostra testato solo alcuni giorni fa. Di questa possibilità, ne abbiamo parlato con padre Franco Ciccimarrapresidente di Agidae, Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica.

Padre Ciccimarra, a che punto è l’accordo con il ministero per ospitare una parte del 15% di allievi che non potranno frequentare le lezioni in presenza nei loro istituti?

Non c’è alcun accordo. Noi abbiamo dato la disponibilità ad accogliere gli alunni, ma attendiamo ancora la risposta. Siamo fermi ai buoni propositi e non ci sono disposizioni specifiche.

In quali occasioni vi siete confrontati?

Ne ho parlato con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: era presente anche la ministra dell’Istruzione. E poi con lo stesso dicastero a Roma.

Quali sono gli ostacoli da superare?

Il tema è anche capire chi sono i referenti di questa iniziativa: i dirigenti scolastici, il ministero dell’Istruzione, gli Usr? Vorremmo saperlo anche noi. Invece, vedo il silenzio.

Quali vantaggi avrebbe lo Stato nell’accogliere nelle paritarie gli alunni in sovrappiù nelle scuole statali?

È semplice: molte delle nostre strutture sono già pronte. Le nostre sono già scuole, autorizzate, riconosciute, con le certificazioni a posto.

Ma non vale per tutte le scuole paritarie?

No, ma per molte è così: siamo quasi alla fine di luglio e la maggior parte delle nostre scuole sono già operative.

Anche nei grandi centri urbani? Sono questi ad avere maggior bisogno di spazi.

Dipende. In linea di massima, comunque, gli spazi vi sono.

Allora, perché non si conclude l’accordo?

Secondo me non c’è una linea operativa su questo tema. Devono fare chiarezza.

Ammesso che arrivi il via libera dell’amministrazione, cosa bisognerebbe definire per attuarla?

Le condizioni di operatività dell’iniziativa: la si vuole attuare a pagamento, gratuitamente, coprendo le spese?

Secondo lei quale potrebbe essere la soluzione?

I costi di gestione li dovrebbe certamente coprire il ministero dell’Istruzione.

(Segue)