Attualità

Sabato 5 novembre scendi in piazza per la pace. La manifestazione apartitica che chiede il cessate il fuoco subito in Ucraina

Il movimento per la pace italiano scenderà in piazza il prossimo 5 novembre a Roma. Più di 500 adesioni dal mondo dell’associazionismo, da sindacati e società civile. Sarà una giornata “apartitica”, hanno spiegato i promotori di Europe For Peace, presentando una piattaforma che avanza tre richieste:

  1. cessate il fuoco immediato tra Russia e Ucraina,
  2. una conferenza internazionale di pace sotto l’egida Onu,
  3. messa al bando delle armi nucleari.

Per l’occasione rilanciamo l’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

A seguire riportiamo le dichiarazioni dei sostenitori della pace presenti all’incontro organizzato dalla Tecnica della Scuola in occasione dell’apertura del conflitto in Ucraina.

“Ci sono conflitti in tutto il mondo e vanno tutti condannati con forza. Ma noi dobbiamo essere capaci di costruire pace. Ci si può difendere solo con le armi? No: va ribaltata la domanda. Ci si deve difendere sempre e solo senza le armi, ma serve una cultura nuova, che ci renda costruttori di pace, studiando metodi non violenti. Ci sono scuole per la pace, università per la pace, ci sono corsi di laurea per la pace, per formare professionisti della pace, che si collocano ai poli opposti delle scuole di guerra, abbiamo bisogni di donne e uomini al servizio della pace”. A dichiararlo Luigi Mariano Guzzo, docente di diritto e di religione presso l’Università di Pisa.

“Pace non è assenza di conflitto – precisa stavolta Aluisi Tosolini, fondatore della rete di scuole per la pace – l’assenza di conflitto è un modo sbagliato di intendere la pace. I conflitti ci sono, ma vanno gestiti in modo non violento”. Ricordiamo che la Rete Nazionale delle Scuole di Pace oggi riunisce oltre 700 istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado presenti in tutte le regioni italiane.

Perché la rete di scuole per la pace?

Educare alla pace è difficile ma sempre più urgente. Le sfide poste dalla crisi e da un mondo in rapida trasformazione richiedono nuovi investimenti, nuove energie, nuove competenze, abilità e comportamenti coerenti. Per questo è necessario unire le forze e sviluppare una nuova “alleanza pedagogica” di tutti i soggetti responsabili. Con questa consapevolezza, insieme al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e alla Tavola della pace, sin dal 1995, abbiamo deciso di promuovere la costruzione di una Rete di scuole ed enti locali impegnati nell’educazione dei giovani alla pace, alla giustizia, alla cittadinanza, ai diritti umani e alla responsabilità.

Redazione

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