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Schettini: “Vorrei una scuola che invece di investire sull’IA investa sulla formazione pagata dei docenti, anche all’estero”

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Il docente di fisica e ormai volto noto Vincenzo Schettini, volto del progetto editoriale “La Fisica Che Ci Piace”, è stato intervistato da Fanpage. In questo frangente ha parlato di intelligenza artificiale, didattica e novità nella scuola. Ecco cosa ha detto.

Schettini e la preoccupazione in merito all’Intelligenza Artificiale

Ecco il suo commento in merito all’IA: “Sono molto preoccupato, credo sia pericoloso. Il rischio è che gli studenti facciano il tema con l’intelligenza artificiale, e i professori correggano i compiti con l’intelligenza artificiale. E così si chiude il cerchio. La prima volta che ho sentito parlare dell’IA ero al Cern. Lì da da fisico ho pensato: wow, questo sì che è un modo intelligente di usare l’IA. Questo il Vincenzo fisico, da insegnante invece sono molto preoccupato, questo è uno strumento estremamente potente, messo in mano a un genio è un conto, se viene dato a un quattordicenne è molto diverso”.

“Io vedo nei miei studenti una capacità di ragionamento, dialogo e problem solving che è crollata. Il quoziente collettivo è crollato. Utilizzando strumenti come ChatGPT smettono di pensare, perché a 14 anni non hanno la maturità di capire che serve un metodo di studio”, ha aggiunto, parlando della sua esperienza. “Se fossi un docente universitario utilizzerei molto l’intelligenza artificiale”.

Secondo Schettini bisogna innovare la scuola, ma su altri fronti: “Da insegnante sì, vorrei una scuola che invece di preoccuparsi di investire sull’innovazione digitale, investa sulla formazione pagata degli insegnanti, una formazione retribuita, anche all’estero, perché è così che porteranno in classe un know-how nuovo, e soprattutto una scuola che chieda agli insegnanti cosa bisognerebbe davvero fare per aggiustare il tiro”.

“Abbiamo bisogno di tutto tranne che dell’IA”

“Si accorgerebbero che abbiamo bisogno di tutto tranne che dell’intelligenza artificiale. Se applicata per migliorare l’organizzazione, i consigli di classe, va benissimo. Se applicata alla didattica, no. La scuola, quella che ha formato grandi menti, usava un metodo di studio, lavorava sulla concentrazione, sullo spirito critico, una macchina non farà mai questo, quindi credo che guardare all’intelligenza artificiale come a un faro del cambiamento sia sbagliato”, ha aggiunto.

Intelligenza artificiale, il questionario

Anche la scuola è stata colpita dalla rivoluzione che l’intelligenza artificiale sta realizzando negli ultimi anni. Numerose ricerche internazionali hanno, in questi mesi, cercato di capire se gli strumenti di IA possono essere utilizzati (e in che modo) nella pratica didattica del docente per migliorare l’apprendimento degli studenti.

Rispondendo ad un breve questionario, realizzato dalla Tecnica della Scuola e dal gruppo di ricerca PATHS (Philosophical Approach to THinking Skills) di INDIRE, è possibile far conoscere le modalità di utilizzo dell’intelligenza artificiale nella scuola, le sue potenzialità e i suoi rischi. L’indagine resterà accessibile fino al 16/02/2025.

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