Sono più di due milioni i dipendenti pubblici interessati allo sciopero di oggi 9 dicembre: la protesta riguarda infatti tutti i settori, ad eccezione di scuola, università e ricerca.
Lo sciopero è stato indetto da Cgil, Cisl e Uil soprattutto per richiamare l’attenzione del Governo sulla necessità di stanziare risorse adeguate per il rinnovo dei contratti pubblici, scaduti alla fine del 2018.
Ma ci sono anche altri problemi sul tappeto, a partire dalla sicurezza nei luoghi di lavoro fino al tema dello smart working.
Sulla decisione di proclamare uno sciopero in questa fase di emergenza non mancano le perplessità anche all’interno delle stesse organizzazioni sindacali, tanto è vero che i sindacati della scuola non hanno aderito.
Nei giorni scorsi la ministra della Pubblica Amministrazione Dadone ha incontrato i sindacati che però hanno giudicato tardiva la decisione di aprire un tavolo di confronto decidendo così di confermare la protesta.
In effetti – stando almeno allo stato attuale delle cose – la legge di bilancio per il 2021 non prevede risorse significative per i contratti pubblici.
Nel mondo della scuola in molti parlano di usare i “fondi europei” per aumentare gli stipendi nel tentativo di avvicinare le retribuzioni dei docenti a quelle dei colleghi di altri Paesi.
Ma è dubbio che tali fondi possano essere usati a questo scopo, perché non è detto che le regole della Commissione europea lo consentano.
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