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Scuola bene comune. Idee per ripensare l’educazione e per realizzare una scuola davvero inclusiva. Ne parla Aluisi Tosolini

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“Scuola bene comune. Idee per ripensare l’educazione” (EMI edizioni) è il titolo dell’ultimo libro del nostro collaboratore Aluisi Tosolini, già dirigente scolastico, filosofo dell’educazione e coordinatore nazionale della Rete delle scuole per la pace.
Il libro parte da un dato ampiamente condiviso da osservatori di diverso orientamento: il sistema educativo, sia italiano che mondiale, vive un periodo di grande difficoltà mentre stanno diventando sempre più evidenti le enormi disparità esistenti in tema di rispetto del diritto all’istruzione per tutti.
Secondo Tosolini è sempre più necessario ripensare i modelli educativi alla luce dei cambiamenti sociali e tecnologici.

Si tratta insomma di “reimmaginare il futuro” anche perché, nonostante gli sforzi che si stanno facendo ovunque, l’educazione non è ancora universalmente accessibile, anche a causa del fatto che le disuguaglianze economiche influenzano l’accesso all’istruzione in molti Paesi.
Ci vuole – dice l’autore – un nuovo contratto sociale per l’educazione, basato sui principi di giustizia sociale e dignità umana.
Come fare?

Anche piccole azioni possono servire.
Molto spesso la scuola non accetta molto l’interazione con la comunità sociale, mentre dovrebbe essere parte integrante del territorio.
In proposito varrebbe forse la pena di ripensare al fatto che durante l’estate i locali scolastici risultano del tutti inutilizzati mentre potrebbero servire per costruire una scuola aperta e inclusiva per tutta la comunità.
Un altro tema che Tosolini prende in esame è quello delle sfide legate all’inclusione degli studenti con disabilità e sulla necessità di porsi qualche interrogativi sulla qualità complessiva dell’istruzione.
In proposito Tosolini cita anche la grande lezioni di Amos Comenio, pedagogista ceco vissuto nel seicento che sosteneva l’importanza di un’istruzione inclusiva e accessibile a tutti, riconoscendo il ruolo della scuola nel formare cittadini consapevoli e attivi (e va detto che Comenio è anche l’unico pedagogista che viene citato nel libro).
Il volume dedica molto spazio alla analisi del rapporto con le tecnologie e le nuove frontiere della comunicazione (l’intelligenza artificiale rientra in quest’ambito) che oggi investono la scuola e i docenti.

Ma, quello dell’educazione alla pace è secondo Tosolini oggi più che mai il compito storico della scuola e degli educatori. La pace – ricorda Tosolini – non è solo l’assenza di conflitto, ma implica la capacità di risolvere i conflitti in modo non violento, promuovendo la solidarietà e la convivenza armoniosa.
Per promuovere la cultura della pace, vengono proposti esercizi pratici, come imparare a salutarsi guardandosi negli occhi o a prendersi cura delle parole utilizzate. Iniziative come il Service Learning coinvolgono gli studenti in attività di volontariato e inclusione sociale.

Un volume, insomma, da leggere e da usare come stimolo per un confronto a tutto campo sui temi che più di altri stanno impegnando gli operatori scolastici in questa difficile e del tutto inedita dello sviluppo del sistema formativo.