La scuola d’estate partirà brevissimo. Il progetto, fortemente voluto dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi (e anche dal suo predecessore, l‘on. Lucia Azzolina), prevede un piano di attività suddiviso in tre fasi, tutte orientate al recupero degli apprendimenti e nel contempo della socializzazione.
A livello formale, l’attività è stata introdotta con la Nota 643 del 27 aprile attraverso la quale il ministro ha fornito le prime indicazioni operative per l’organizzazione della progettualità educativa scolastica nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre: sulla base di queste indicazioni, gli istituti resteranno aperti, subito dopo la fine delle lezioni, come da calendario, con attività laboratoriali, sportive, musicali, legate al territorio e all’ambiente. Alle iniziative potranno partecipare, in maniera volontaria, studenti e docenti.
L’obiettivo di massima che si sono dati Viale Trastevere con questo progetto, finanziato con 510 milioni di euro, è quello del potenziamento disciplinare, con un occhio di riguardo alla socializzazione.
La responsabilità di individuare cosa fare e come farlo si svolge in autonomia all’interno delle istituzioni scolastiche, che assegna agli organi collegiali, nell’ambito degli ordinamenti generali dell’istruzione, le modalità di centrare l’obiettivo di “ricucire” il nesso fra gli apprendimenti e la propria esistenza, fra lo studio e ciò che è accaduto e continua ad accadere, si legge nella nota del MI.
Su questo argomento, La Tecnica della Scuola ha predisposto un sondaggioproprio per fare esprimere l’opinione dei sui lettori rispetto alle proposte del Ministero dell’Istruzione.
Sono invitati a partecipare al sondaggio tutti gli “attori” coinvolti nella scuola d’estate: gli insegnanti, i genitori, gli studenti.
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