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Scuola finlandese e “luoghi comuni”

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La vicenda della signora finlandese che ha voluto fare sapere di lasciare l’Italia perché non condivide il modello scolastico italiano in base all’esperienza maturata attraverso la frequenza dei figli in una scuola di Siracusa penso abbia avuto una cassa di risonanza davvero eccessiva.

Nei commenti spesso si avvertono due caratteristiche contrapposte: esterofilia o nazionalismo esasperato e nessuna delle due reazioni è costruttiva. Però il “caso Finlandia” in particolare da anni sta diventando quasi una “leggenda metropolitana” o almeno l’analisi sul modello scolastico finlandese è densa di “luoghi comuni”, che come accade spesso in questi casi per alcuni sono davvero inossidabili e “inattaccabili” (e chi pone sulla base di dati concreti dei dubbi viene tacciato di diffondere notizie “stravaganti” o “ingannevoli”). Per esempio: quella finlandese è la scuola “migliore del mondo”? Non direi proprio, l’ho scritto circa due anni fa in un paio di articoli che si basano su dati concreti (analisi Ocse Pisa) e pareri di validi pedagogisti (certamente altri avranno idee differenti, ci mancherebbe, il confronto è sempre utile).

Nella scuola italiana vi sono carenze evidenti, ma critiche sono mosse, anche da illustri pedagogisti, pure al “modello Finlandia”, per esempio sull’integrazione scolastica

In quell’articolo sottoponevo all’attenzione dei lettori il declino netto negli ultimi dieci anni del “modello finlandese”. Perché le pecche della nostra scuola sono evidenti (e non penso che le peggiori siano quelle elencate dalla signora, che magari tralasciando problemi attinenti alla didattica, che certamente non sono di sua competenza, poteva rilevare le carenze legate all’edilizia scolastica e alle cosiddette “classi pollaio” o magari alla mancata ventilazione meccanica delle aule) ma è a volte persino fastidiosa questa moda diffusa di elogiare il modello finlandese, criticato invece anche da pedagogisti del nord Europa per quanto concerne alcuni aspetti, soprattutto attinenti all’inclusione e all’integrazione, che in Italia è nettamente superiore (almeno dal punto di vista della normativa scolastica) e ciò è stato sottolineato – oltre che da un intervento di una docente di un liceo scientifico romano pubblicato nella rubrica “I lettori ci scrivono” di questa testata – anche da  Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola, che peraltro rileva relativamente a quanto asserito dalla signora finlandese come “alcuni aspetti rilevati corrispondono a una fragilità strutturale del nostro sistema scolastico, non possiamo immaginare di tradurre pedissequamente modelli del Nord Europa in cui abitano 5 milioni di abitanti, in cui c’è un sistema di Welfare State molto strutturato”.

I dati dell’indagine Ocse Pisa diffusi nel 2019 mostrano il “declino” del modello finlandese, almeno in relazione ai punteggi ottenuti in Matematica, Scienze e Lettura dagli studenti quindicenni

Prima quindi di entrare brevemente nel merito della lettera inviata dalla signora ad un giornale locale e poi su altri suoi interventi (in effetti criticare è un diritto ma forse poteva tornare in Spagna dove andrà – beata lei e suo marito che possono trasferirsi e andare a lavorare dove di volta in volta meglio aggrada loro! – senza necessariamente sollevare critiche e clamore pubblici, anche se senza dubbio le sue intenzioni sono state lodevoli e alcune critiche partono da presupposti validi e motivazioni fondate), desidero evidenziare i dati (fatti, non chiacchiere) e le conseguenti riflessioni riportati nel suddetto articolo di poco più di un paio di anni fa, dando un’occhiata ai risultati internazionali (esaminando particolarmente quelli inerenti alla Finlandia) e a tal fine ci viene in aiuto la pagina web https://www.invalsiopen.it/risultati-ocse-pisa-2018/ nella parte finale dedicata agli “Approfondimenti” (a partire da questi c’è un percorso dettagliatamente spiegato nell’articolo appena citato)

In quell’articolo scrivevo: “Nella tabella 3.8 si trova il riferimento ai punteggi (anno 2018 e anni di rilevazione precedenti, in modo da poter comparare i dati fra i vari Paesi e anche di un singolo Paese in relazione ad anni differenti) inerenti alla Matematica. Per la Finlandia si va dal punteggio di 548 nel 2006 sino al punteggio 507 del 2018 (15a posizione, mentre prima del ‘crollo’ che si registra a partire dall’indagine del 2012 era ancora al 5° posto nel 2009). Nella tabella 4.8 riferimenti alle prove di Scienze: per la Finlandia 563 punti nel 2006, scesi sino a 522 nel 2018. Nel foglio Excel relativo alla Lettura il suddetto riferimento comparativo si trova nella tabella 2.8: per la Finlandia da 547 punti del 2006 a 520 del 2018, quindi un regresso più contenuto rispetto a Matematica e Scienze.

Ma nonostante questa involuzione ancora oggi molti tessono le lodi e talvolta decantano ‘il primato’ del sistema scolastico finlandese, e qualcuno gli attribuisce il titolo di ‘miglior sistema scolastico del mondo’. Quando, invece, il risultato migliore è stato conseguito dagli alunni delle aree cinesi di Beijing (Pechino)-Shanghai-Jiangsu-Zhejiang (B-S-J-Z) – a qualcuno dispiacerà ma sono i dati emersi dalle rilevazioni – non solo in Matematica e Scienze ma anche in “Lettura” (diciamo meglio “comprensione del testo”), dove il sistema di insegnamento/apprendimento è ben diverso da quello proposto nel Paese del Nord Europa.

E a parte le aree dei territori cinesi citati, ci sono anche Paesi dell’area occidentale che hanno sorpassato come qualità di risultati ottenuti il ‘modello finlandese’. Delle serie: ‘quando i modelli diventano mode!’.

Chiariamo: il livello scolastico finlandese, stando alle indagini Ocse Pisa, resta comunque elevato (a parte forse il ‘crollo’ in Matematica), ma è innegabile che il trend negativo sia piuttosto marcato rispetto agli ‘allori’ degli anni precedenti, particolarmente per quanto riguarda le conoscenze in matematica e in scienze.

Per quanto attiene ai motivi per ora ci limitiamo a citarne uno: c’è chi addossa (tra questi Pasi Sahlberg, docente finlandese, figura di spicco nelle politiche dell’istruzione del Paese del Nord Europa) parte della responsabilità del calo del rendimento degli studenti finlandesi alle nuove tecnologie, che vengono utilizzate per un numero di ore troppo elevato condizionando negativamente la lucidità dei ragazzi e la loro capacità di concentrazione.”

Per qualcuno dire che il livello della scuola in Finlandia è peggiorato, seppure resta elevato, è “lesa maestà”!

Le reazioni a quell’articolo furono molte, dando spazio a un dibattito anche acceso fra i lettori. Sulla pagina Facebook della Tecnica della Scuola gli interventi furono parecchi, la maggior parte favorevoli all’articolo (probabilmente da parte di chi è stanco di sentire parlare da anni di “modello finlandese da imitare” o di chi semplicemente ha preso atto dei dati ufficiali delle rilevazioni) ma anche di critiche garbate, per esempio di chi faceva notare che le strutture e gli arredi scolastici sono ben differenti dai tanti vecchi edifici scolastici in Italia, ma l’articolo non parlava di questo bensì dei risultati delle indagini Ocse Pisa sulle competenze in matematica, scienze e lettura dei quindicenni dei Paesi partecipanti.

Altri commenti furono meno “garbati”. I fans dell’intoccabile scuola finlandese fanno fatica a digerire il peggioramento dei risultati delle indagini internazionali e parlano di “calo di qualche punto” (ma dalla comparazione descritta prima si denota che la differenza di punteggio non è affatto contenuta). Mi si attribuì persino di avere scritto già nel titolo la parola “disastro” quando c’è invece scritto “declino” (a dimostrazione che alcuni non solo non leggono gli articoli ma neppure correttamente i titoli, oppure obnubilati da una informazione che a molti livelli e in diversi contesti è ormai divenuta propaganda e megafono del “pensiero unico” si adeguano a siffatto sistema che bandisce qualsiasi dissenso e persino qualsiasi dubbio o pensiero critico). E così in un altro articolo pubblicato due giorni dopo (dal titolo “Scuola finlandese: per qualcuno dire che è decisamente peggiorata nelle indagini Ocse Pisa è ‘lesa maestà’”) ho dovuto allora ribadire che nel precedente pezzo il riferimento era al regresso da circa una decina di anni (ma acuito soprattutto in matematica e scienze, meno in “lettura”, nell’ultimo lustro) non al livello assoluto della qualità della scuola finlandese.

Interessante l’intervento già diversi anni fa di Giorgio Israel, storico della scienza, matematico ed epistemologo italiano

Ed evidenziavo che forse basterebbe leggere quello che scriveva già diversi anni fa Giorgio Israel,  storico della scienza, matematico ed epistemologo italiano, membro della Académie Internationale d’Histoire des Sciences e professore dell’Università “La Sapienza” di Roma con un intervento abbastanza esplicativo: “Il bluff della matematica finlandese”.

E infine, in quel secondo articolo, inserivo, su suggerimento di un lettore, anche un link a una tabella che rimanda ai risultati dell’edizione 2019, svolta in Gran Bretagna, delle Olimpiadi internazionali di Matematica: 27° posto Italia, 65° posto Finlandia (ovviamente la squadra italiana era formata dalle “eccellenze”, che avevano superato le varie fasi e vinto la finale nazionale, ma questo valeva per tutti i Paesi partecipanti).

Questo in sintesi, ma consiglio di leggere i due precedenti articoli già linkati, perché penso che offrano diversi spunti assai interessanti di riflessione.

Riflessioni sulla lettera della signora Mattsson e la sua replica alle tante considerazioni scaturite, alcune favorevoli, altre contrarie

E passiamo a qualche considerazione sull’intervento della signora Mattsson e sulla sua replica dopo le tante considerazioni scaturite, alcune favorevoli, altre contrarie.

Tra l’altro scrive: “Pensavamo/credevamo che dovesse essere simile alla Spagna”. A parte che quando si iscrive un figlio in una scuola di un altro Paese sarebbe bene informarsi accuratamente sul tipo di formazione offerta, ma poi: la signora è sicura che in Spagna il sistema sia simile a quello finlandese? Io non lo so (e parlo solo di cose che conosco e quindi evito in tal senso di approfondire in questa sede), ma ho qualche legittimo dubbio.

Leggo su questa testata che “secondo la donna in tutti i paesi europei ci dovrebbero essere scuole uguali. Ma è davvero qualcosa di praticabile in contesti diversissimi?”. Direi… assai improbabile. Anzi, quando si giudica un sistema o i risultanti di indagini (per esempio quelle internazionali Ocse-Pisa o i risultati delle prove Invalsi nel nostro Paese, che infatti molti all’interno del mondo scolastico contestano) bisognerebbe tenere in gran conto le diversità socio-economiche a livello territoriale nonché gli investimenti fatti su scuola e istruzione (e in Italia, si sa, sono davvero scarsi rispetto alla media europea mentre i “tagli”… sono stati cospicui negli ultimi decenni).

La signora Mattsson dice: “Penso che il sistema scolastico in Europa dovrebbe essere uniforme. Vivere in culture diverse arricchisce solo le persone e rende più aperti”. In primo luogo: si intuisce che per lei il sistema da adottare è quello finlandese, ma appunto sono in tanti (la maggioranza direi se non si tiene conto degli irriducibili “estimatori” a prescindere, per “sentito dire” e/o per “luoghi comuni”, che anche di fronte a dati contrastanti vogliono ostinatamente avallare il “mito della scuola quasi perfetta” e da imitare) a non concordare. E poi: appunto, culture diverse, anche nel modo di organizzare un sistema scuola. Direi poi che in generale come cultura in Italia possiamo vantare… un certo numero di letterati, scrittori e poeti, musicisti, pittori e artisti in vari campi, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Tra coloro che sono intervenuti nel dibattito su questa testata, un preside, che tra l’altro afferma in modo equilibrato che se è “più che legittimo aprire una discussione sulle necessità di riformare la didattica della scuola italiana in considerazione dell’evoluzione dei tempi (…) sarebbe opportuno aprire poi una riflessione sulle modalità con cui vengono realizzate le indagini internazionali (e magari anche quelle nazionali) sui sistemi scolastici e, in particolare, sulle modalità con cui si costruiscono le prove e si individuano gli autori delle medesime“, dice in proposito: “non mi pare che il sistema scolastico finlandese” abbia “contribuito negli ultimi 50 anni allo sviluppo culturale nei diversi ambiti, dallo scientifico all’umanistico e al tecnologico, in misura più consistente di quanto non abbia fatto il nostro sistema”.

La pittrice finlandese lamenta tra l’altro che gli alunni vengono rimproverati (immagino che pochissimi insegnanti lo facciano sempre e senza alcun motivo!), sa per caso di quanti docenti siano stati presi in giro e aggrediti da studenti e picchiati anche da genitori?

A quale ciclo scolastico italiano fa riferimento la signora finlandese? Per la scuola dell’infanzia sicuramente i suggerimenti sono validissimi, solo che purtroppo le strutture di molte nostre scuole non sono assimilabili a quelle dei Paesi scandinavi

Se poi parla del segmento della scuola dell’infanzia (improvvisamente fa riferimento ad un’età scolare di tre anni, sicuramente l’età della figlia più piccola, mentre leggo in un articolo che “non passa molto tempo che si presentano i primi problemi, soprattutto per i due figli di 14 e 6 anni”: quindi a quale ciclo scolastico fa riferimento, a quale ordine e grado di scuola? O proprio a tutta la scuola dall’inizio alla fine? Tra l’altro in Finlandia l’obbligo scolastico sino a poco più di un anno fa era inferiore rispetto all’Italia, poi nel Paese nordico (alcuni associano la parte settentrionale della Finlandia alla Penisola scandinava) è stata approvata la proposta di aumentarlo estendendolo sino ai 18 anni di età) molte considerazioni della Mattsson vanno valutate positivamente, a cominciare dalle pause all’aria aperta (magari le andrebbe spiegato che invece fare da soli il tragitto andata e ritorno da scuola per bambini di sette anni è diciamo… un tantino pericoloso in Italia, purtroppo, soprattutto nelle città e a piedi, forse in Finlandia è diverso, e per quelli che abitano a oltre 5 Km di distanza dall’istituto scolastico non è che di “taxi/bus” della scuola – come li definisce lei – ce ne siano tanti da soddisfare la richiesta di ogni alunno/famiglia), ma va anche evidenziato che purtroppo in tema di strutture adatte i nostri istituti scolastici (spesso ospitati in locali non proprio idonei, anche nelle scuole dell’infanzia e in quelle primarie) non consentono tutte le attività che strutture pensate e costruite per valorizzare quel tipo di scuola di cui parla la signora finlandese permettono siano attuate nella maggior parte delle scuole dei Paesi del Nord Europa, scandinavi in testa.

Un altro dirigente scolastico fa un intervento che ritengo molto equilibrato, argomentando, in relazione alle “mancanze, a suo dire, gravi della scuola dei suoi figli” da parte della signora Mattsson (la quale peraltro è una pittrice, non una insegnante, non una pedagogista, non opera nel mondo della scuola), su “una concezione legittima ma tipicamente nordica della Scuola” e ricordando che “la scuola comunità non è la scuola paternalista, non è una scuola che determina il modo in cui devi svolgere il tuo compito, ma ti assegna un compito che poi vieni lasciato libero nelle modalità in cui svolgerlo”, si augura “che con l’evolversi degli scambi con culture diverse i nostri docenti e studenti comprenderanno sempre più come il nostro mondo è un sistema di volti e valori belli proprio per via della loro poliedricità e per la loro diversità”, ricordando anche per quanto riguarda la scuola italiana il contributo “realizzato in questi decenni sulla scorta delle innovazioni didattiche e visionarie di Mario Lodi, Gianni Rodari, Lorenzo Milani, Luciano Corradini e molti altri, ma ancor prima dalla visione olistica che deriviamo dalla nostra cultura classica plasmata dalla filosofia e dall’amore per il bello”.

Interessanti le considerazioni anche di un docente di filosofia presso un’università tedesca, che va detto elogia il sistema scolastico italiano e che a proposito di quello nordeuropeo dice, in generale, che “le lacune che accumulano gli alunni sono semplicemente spaventose” (almeno “per quanto riguarda le discipline umanistiche”) ma comunque auspica in Europa “un futuro sistema scolastico che unisca la profondità umanistica del nostro con una certa leggerezza di quelli nordici”.

La Mattsson aggiunge: “Spero che il sistema scolastico italiano migliori”. Giusto, ma speriamo migliori anche quello finlandese.

La pittrice conclude dicendo: “Io amo i siciliani, il cibo, il sole e l’atmosfera e così via. Tutto molto bello!”. E già signora, …come darle torto? E magari se si fosse trattenuta qualche mese in più avrebbe pure scoperto… che suoniamo bene il mandolino e il marranzano! Ma non a scuola.

Infine, un suggerimento: di questa vicenda se ne parli meno, o almeno in termini meno ideologizzati e schematizzati, invece è opportuno trovare soluzioni ai tanti e spesso gravosi problemi che attanagliano la scuola italiana.