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Scuole italiane all’estero: il “caso Asmara”

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La rete delle scuole italiane all’estero (infanzia, primaria, secondaria di primo e di secondo grado), estesa su tutti i continenti, spesso poco o male conosciuta, comprende, stando alle fonti del MAECI – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, 8 istituti statali omnicomprensivi con sede ad Addis Abeba, Asmara, Atene, Barcellona, Istanbul, Madrid, Parigi e Zurigo; 43 scuole italiane paritarie, quasi tutti  istituti omnicomprensivi, presenti in Europa, Africa-subsahariana, Mediterraneo e Medio Oriente, Americhe, Asia e Oceania; 7 sezioni italiane presso scuole europee; 79 sezioni italiane presso scuole straniere, bilingui o internazionali, di cui quasi l’80% in Unione Europea, 16 in Paesi non UE; 2  scuole non paritarie con sedi a Smirne e Basilea.

A tale rete si affiancano le iniziative per la lingua e la cultura italiana all’estero, ex art. 10 del D. Lgs. 64/2017, ed i lettorati d’italiano presso le Università straniere.

 

Scuole italiane all’estero

Ecco ancora alcuni dati interessanti per conoscere più da vicino le scuole italiane all’estero: nell’anno scolastico appena concluso il contingente scolastico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale conta 607 posti di personale docente, 46 posti di dirigente scolastico.

Circa 30.000 alunni frequentano queste scuole, molti discendenti da famiglie italiane emigrate tra fine XIX e inizio XX secolo, ma anche di più recente migrazione, dovuta alla presenza di compagnie e aziende italiane presenti nei territori.

 

Il “caso Asmara”

In questo contesto articolato e ricco di storia si colloca in questi giorni la vicenda della Scuola Italiana di Asmara, le cui vicissitudini sono iniziate più di dieci anni fa e che sta portando alla ribalta una situazione critica e poco conosciuta.

L’istituto, fondato nel 1903, con circa 1200 studenti, e 120 dipendenti (con varie tipologie di contratti) a causa di rapporti sempre più deteriorati con le autorità locali, al poco supporto dei rappresentanti diplomatici, e soprattutto anche per un sempre maggiore ritardo di docenti dall’Italia, insieme alle responsabilità locali, sta rischiando di chiudere.

Il colpo di grazia è arrivato con il Decreto lgs. 64/2017, che ha escluso la possibilità di inviare supplenti italiani in Eritrea, favorendo la privatizzazione dell’insegnamento, affidato ai docenti locali, a cui si è aggiunto il DM 2051 del 2018, che ha decretato ufficialmente l’affidamento di numerose materie solo ai docenti eritrei.

L’istituto ha finito così negli ultimi dieci anni per cessare di essere progressivamente una scuola pubblica ancorata all’offerta formativa garantita dai principi della Costituzione, e diventare, come sta avvenendo per altre scuole italiane all’estero, principalmente solo un luogo di erogazione di corsi di italiano. Dietro la storia dell’istituto di Asmara si legge inoltre, secondo gli esperti e in base alle notizie che stanno trapelando in questi giorni attraverso i canali social, la volontà di indebolire la presenza dello Stato italiano, a favore della formula della gestione indiretta, a controllo locale.

Ciò che ha fatto precipitare la situazione, e che ha creato il “caso Asmara”, in questi giorni al centro di incontri serrati tra MAECI e autorità locali eritree, impegnando Farnesina e Palazzo Chigi, con interventi in Commissione esteri del Senato, è ancora una volta, come non immaginarlo, la pandemia da COVID19.

Infatti, proprio in occasione del lockdown, imposto in Italia e di conseguenza alle istituzioni italiane all’estero, con conseguenti rimpatri e rientri precipitosi, la scuola di Asmara ha chiuso i battenti e il governo locale, contravvenendo all’Accordo Tecnico del 2012, ha revocato alla scuola italiana la licenza di operare e, a giugno 2020,  alla vigilia degli Esami di Stato, il Ministero dell’Educazione eritreo ha proibito agli studenti locali in procinto di sostenere la prova di presentarsi agli Esami. È intervenuta la viceministra Marina Sereni, che sta cercando in questi giorni di portare avanti il tentativo di sanare i rapporti tra Governo italiano ed eritreo, soprattutto con la volontà di non chiudere una delle scuole italiane dalla storia più lunga. È di pochi giorni fa la decisione di revoca, da parte del governo eritreo, del divieto di sostenere gli Esami di Stato, con la possibilità di una sessione straordinaria che si è appena conclusa. È sceso in campo anche il premier Conte, che si è rivolto direttamente al Presidente Eritreo Isaias Afewerki, per un tentativo di conciliazione e sono in corso di svolgimento incontri bilaterali tra MAECI e vertici eritrei, l’ultimo ordine di tempo, è in agenda per il 22 luglio.

È evidente come il “caso Asmara” non sia a questo punto solo un problema locale, che pure coinvolge migliaia di studenti, implica la conservazione o la perdita del posto di lavoro per i dipendenti della scuola, ma anche rischia di compromettere i rapporti di cooperazione tra i due paesi; la situazione di Asmara ha infatti acceso i riflettori sul mondo delle scuole italiane all’estero, realtà che pur rappresentando spesso eccellenze a livello locale, stanno perdendo orami da tempo le loro caratteristiche originarie, per divenire luoghi d’elite in alcuni casi – scuole private e per pochi, con un curriculum bilingue e la possibilità di poter proseguire gli studi in Italia – e in altri si tratta di istituzioni che lottano per la loro sopravvivenza, sempre meno legate e supportate dall’Italia e radicate in contesti complessi, che sfuggono ad un controllo qualitativo dell’offerta formativa, che pure vanta, almeno nella forma, la tradizione italiana.