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Scuole paralizzate per proteste e scioperi del corpo docente in Ungheria. Trattamento economico inadeguato, prospettive limitate

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L’ondata di protesta circa i limitati pagamenti e le prospettive pressoché assenti per un corpo docenti sempre più precario sta interessando numerose realtà europee con relative paralisi del settore per via di insegnanti assenti o in sciopero. In Scozia numerose scuole sono chiuse per via degli scioperi che imperversano nella regione da oltre 10 giorni. Pay attention to us è lo slogan che risuona nelle piazze, dinanzi le sedi istituzionali, sui social networks. Maggiore considerazione, presso un’industria culturale poco remunerativa e meccanicistica, del corpo docente è non solo è richiesta e dovrà presto sedere presso i tavoli istituzionali sia della Commissione Europea, che forza i Ministeri ad aggiornare il portafoglio docenti, sia delle singole realtà nazionali per ovviare future chiusure, scioperi e disservizi. L’Ungheria, assieme alle realtà balcaniche occidentali ed orientali, si conferma il paese con la più bassa remunerazione, in media, del corpo docente, pari a circa 520-560 euro netti per media categoria in rapporto al PPA (Potere d’Acquisto Pro-Capite). Numerosi docenti in protesta presso le maggiori città magiare si son visti arrivare lettere di licenziamento per stampa antigovernativa ed interruzione di pubblico servizio.

Quale la ratio delle proteste in corso? Concorsi inesistenti, stipendi da fame e welfare insufficiente 

La repubblica magiara, come le altre realtà dell’Europa Orientale, soffre la crisi energetica e un’iperinflazione volta all’innalzamento dei prezzi delle materie prime e dei beni di consumo, nonché delle utenze delle abitazioni e degli affitti, anche nei centri minori. Una crisi, dallo scorso settembre, ha colpito il corpo docenti in mobilità a causa dell’innalzamento medio del costo dei trasporti e dell’alloggio alternativo in rapporto allo stipendio. Anche prima della crisi del costo della vita, gli insegnanti ungheresi si sentivano sottopagati, guadagnando circa 520-560 euro al mese dopo oltre un decennio di lavoro, senza aumento minimo. In confronto, il prezzo medio di un appartamento a Budapest è di 400-600€. L’inflazione in Ungheria è attualmente del 22,5%, che è tra le più alte dell’UE. A gennaio, un giovane insegnante ha scritto una lettera aperta di condanna al primo ministro ungherese Viktor Orban. Nonostante lavorasse 57 ore settimanali (rispetto alle 40 ordinarie previste da contratto), gli restavano 98 euro per vivere un mese dopo aver sostenuto l’affitto e le bollette, nutrendosi di solo riso o pasta e spesso dovendo portare a casa prodotti per le pulizie del plesso scolastico di servizio. I bassi salari e le cattive condizioni di lavoro hanno minato la qualità dell’istruzione in Ungheria, alimentando una paralizzante carenza di insegnanti mentre sempre più persone vengono allontanate dalla professione per via delle limitate tutele offerte. 

E in Italia? Aumenti in arrivo per la sottoscrizione del contratto docente

Il rinnovo del contratto docente, al centro di numerose richieste formali e battaglie sindacali avanzate dalle maggiori sigle e dal corpo docente specie dall’inizio del corrente anno scolastico, è stato sottoscritto l’11 novembre scorso e presenta delle cruciali novità per i lavoratori del settore. Le disposizioni promulgate riguarderanno oltre 850.000 docenti, i quali saranno interessati da un anticipo di una parte economica come da contratto e da un massiccio piano di investimenti (continuativi) pari a 100 milioni di euro per il 2022 da destinare alla componente fissa della retribuzione accessoria per l’anno 2022 (nello specifico, 85,8 milioni per i docenti e 14,2 milioni per il Personale ATA). A decorrere dall’anno corrente, un equivalente di 89,4 milioni di euro per gli incrementi del personale docente e 14,2 milioni di incrementi per il Personale ATA saranno messi a disposizione. Il sistema, automaticamente, accrediterà gli aumenti a decorrere dal mese corrente.