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Sinner, il campionissimo e la scuola: ha abbandonato gli studi al quarto superiore e si è diplomato di recente da privatista

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Un campione senza diploma di maturità nella scuola pubblica: Jannik Sinner, giunto primo nello slam australiano, ha lasciato gli studi prematuramente: per passare al tennis professionale, il campione alto-atesino ha abbandonato lo sci. Ma ha abbandonato purtroppo anche la scuola.

Frequentava l’Istituto Economico “Walther” di Bolzano, che ha abbandonato dopo il quarto anno, quando ha dovuto scegliere se puntare al massimo nello sport o cogliere il diploma.

Sinner e il diploma da privatista

Come riporta Il Corriere della Sera, Sinner ha atteso un po’ prima di conseguire il diploma, dichiarando più volte che l’appuntamento fosse solo sospeso. Il campione si sarebbe diplomato da privatista di recente.

Come ha raccontato il suo primo istruttore Il Corriere della Sera “la sua vita era solo tennis e scuola, finché ha potuto coniugare studio e sport: poi ha dovuto dare la maturità di ragioneria da privatista a Bolzano. Non ha mai avuto una vera gioventù e ancora oggi si diverte con un giro in mountain bike, un’escursione in montagna. Ma esiste solo il tennis: la sua vita, il suo lavoro, la sua fissazione, il suo amore”.

Sinner e la frase sui genitori

Dopo aver ricevuto la coppa ieri il campione di tennis ha detto alcune parole che hanno a che fare con l’educazione: “Grazie per la libertà. Grazie per avermi lasciato libero di provare, vorrei che tutti i bambini potessero sentirsi così, senza pressioni. Auguro a tutti di poter avere genitori come i miei, in genere non parlo mai di loro, ma volevo farli sentire speciali per una volta”.

Ed ecco lo stesso concetto ribadito dallo sportivo in un’intervista a Il Corriere della Sera: “Sono andato via di casa a 13 anni, costretto a crescere velocemente: ho imparato da solo a fare la lavanderia, a cucinare, a fare la spesa. Per un genitore lasciare andare un figlio così presto non è facile. Non ho ancora sentito i miei genitori. A loro non piace apparire: ho voluto fare una cosa carina per farli sentire speciali per una volta. Ho avuto la fortuna che i miei non mi mettessero pressione: non è così per tutti i ragazzi giovani che provano a costruirsi una carriera. Poi, forte lo diventi col lavoro”.