Martedì 23 novembre a Palermo, presso la sede dell’Ufficio scolastico regionale, in via Fattori 60, sit-in di protesta promosso dalle segreterie regionali di Flc Cgil, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams.
Le organizzazioni sindacali chiedono al governo:
rinnovo contrattuale e risorse per stipendi in linea con quelli europei;
più investimenti per la scuola pubblica;
stabilizzazione dei precari e incremento degli organici;
cancellazione di ogni forma di vincolo nella mobilità;
proroga contratti covid al personale ata;
valorizzazione della professionalità docente;
revisione e valorizzazione dei profili professionali del personale ata;
estensione della carta docente al personale precario e ata;
progressione professionale ata e stabilizzazione assistenti amministrativi facenti funzione di dsga.
Un carnet colmo di richieste che d’altra parte attendono risposte da anni, come quella relativa agli stipendi dei prof italiani da adeguare alla media europea. Una questione antichissima, sollevata già al tempo del governo Berlusconi, 2001 – 2005, quando si incominciò a fare i conti col numero di alunni per classe e a conteggiare le ore di effettivo servizio in rapporto sempre alla media europea.
Nonostante si cerasse di dimostrare che gli insenanti italiani lavorassero di meno, e dunque, a fronte delle numerose vacanze, godessero di ottimi stipendi, alla fine, proporzioni alla mano, si scoprì esattamente il contrario. Da allora questo obiettivo, di pareggiare coi colleghi europei a livello di salario, è stato sempre portato in primo piano ma sempre senza successo. Stesso discorso relativo alla valorizzazione della professionalità dei docenti.
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