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Social e adolescenti, i genitori non controllano e non chiedono ai figli, lasciati soli in un mondo senza regole

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A seguito di recenti episodi verificatisi su alcuni social che hanno visto coinvolti tragicamente dei minori, l’osservatorio Osservare Oltre della testata giornalistica eTutorWeb.it ha condotto per la redazione della rubrica Rai del Tg3 – Fuori TG un sondaggio sull’utilizzo del web da parte dei minori. Il campione basato su 983 bambini di età compresa tra i 9 e gli 11 anni di tre diverse regioni, il Veneto, il Lazio e la Campania, ha fatto emergere dietro gli inquietanti dati come nel 99% dei casi i bambini siano lasciati da soli liberamente a navigare in internet per più di quattro ore al giorno.

Dall’intero campione è emersa una lista di 25 social che loro quotidianamente frequentano e, in media, ciascuno di loro ogni giorno ne frequenta 6 diversi. L’utilizzo è legato a un dispositivo personale (smartphone/tablet) nell’88% mentre il restante 12% usa quello dei genitori oppure il computer di casa. Il 100% dei piccoli utenti si è creato il proprio profilo in compagnia di almeno uno dei due genitori o comunque di un fratello più grande o di un adulto di famiglia, e tutti hanno mentito sull’età col consenso del familiare dichiarandone una maggiore rispetto a quella vera. Nessuno di loro ha ben chiaro il concetto di identità digitale che confondono con la reputazione social legata al numero dei like ricevuti per i video/foto postati.

Sempre il 4% del campione ha ricevuto da sconosciuti sul proprio profilo richieste di foto o notizie personali in cambio di offerte di denaro, mentre al 2% è stata fatta richiesta esplicita di compiere gesti estremi. Inoltre il 65% dei ragazzi ha dichiarato di informare i genitori di questi fatti mentre il restante 35% di non averlo fatto e semplicemente di aver bloccato l’account di provenienza. Infine l’89% dei genitori non chiede mai esplicitamente ai propri figli il loro comportamento o atteggiamento sul web.

Dai numeri, inquietanti, emerge come questi bambini sono lasciati da soli in un mondo senza regole e, che se anche sanno usare uno smartphone (conoscono la tecnica) non è detto che abbiano piena consapevolezza di ciò che stanno facendo (conoscenza dei contenuti). Tocca ai genitori occuparsi di mettere in sicurezza la vita online dei propri figli, tenendo presente che l’attività e il comportamento online dei bambini e dei giovani è diverso sia all’interno della stessa fascia d’età sia tra fasce d’età differenti. Gli obiettivi di apprendimento relativi alla comprensione, al rispetto e alla protezione dell’autonomia individuale, al diritto di dare o negare il consenso anche online sono connessi a nuovi comportamenti legati alla sicurezza che un bambino sotto i quattordici anni difficilmente riesce ad avere.

Sono i genitori a dover trasmettere ai propri figli l’esempio di atteggiamento/comportamento consapevole da tenere online, ponendosi loro stessi diverse domande sull’utilizzo dei media. Purtroppo sempre di più accade invece, da parte degli adulti, di scambiare le tecnologie digitali come la tata a costo zero, internet e web considerarli ambienti in cui non occorre la prudenza con i dati personali o le conoscenze. È in continuo aumento lo sharenting, il desiderio che porta i genitori a far conoscere tutto dei propri figli postando loro informazioni sui social. Un’abitudine, quella dello sharentig, che si consolida sempre di più creando archivi digitali pubblici di minori, che a loro insaputa vengono esposti alla libera ricerca di pedofili. Gli adulti 2.0 non sono adeguatamente informati sui rischi connessi e sulle politiche adottate dai social media.