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Social e bambini, un tema sempre attuale al centro dei dibattiti degli esperti. Pronta una nuova legge in California per tutelare i minori

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Mettere gli interessi dei bambini davanti a tutto, questo è il principale obiettivo della nuova proposta di legge Californiana rispetto all’uso dei Social per i minori.

È proprio nella Patria dei giganti tecnologici, la famosa Silicon Valley che si sta cercando di correre ai ripari riguardo la salvaguardia dei minori rispetto l’utilizzo dei Social network e delle piattaforme di gaming on line, proposta di legge che ora è alla firma del Governatore Gavin Newsom che consentirà di farla diventare legge a tutti gli effetti.

Cosa prevede la Legge targata USA

Nello specifico la proposta di legge impone a tutte le aziende che offrono servizi on line a tutti i minori di 18 anni di considerare “l’interesse superiore dei bambini nella progettazione, nello sviluppo e nella fornitura” dei loro servizi.” In caso di conflitto tra gli interessi commerciali e l’interesse superiore dei bambini, le aziende devono dare priorità alla privacy, alla sicurezza e al benessere dei bambini rispetto agli interessi commerciali”, si legge nel testo, che entrerà in vigore nel 2024 (fonte CorCom).

Secondo Jesse Gabriel deputato democratico autore della proposta di legge, la California ha l’obbligo oltre che una importante opportunità di aprire una nuova strada su questi temi.

I social network sono al centro di annosi dibattiti circa gli effetti negativi sugli utenti più giovani come la pubblicità inappropriata rispetto la giovane età perché non filtrata secondo il profilo e la sovrapposizione di vite reale con quelle apparenti mostrate dagli influencer. Vite dai guadagni facili, cene in posti costosi, vacanze da nababbi, abbigliamento firmato.

Le soluzioni proposte dalla legge

Una delle soluzioni proposte richiede alle piattaforme di installare impostazioni predefinite in grado di garantire un elevato livello di protezione dei dati dei minori.

Inoltre, le stesse piattaforme dovrebbero essere in grado di vietare i bambini di raccogliere, condividere o vendere qualsiasi informazione personale non necessaria per il corretto funzionamento del servizio.

Inoltre, altro aspetto estremamente importante, si vuole impedire ai social network di utilizzare qualsiasi funzione che possa danneggiare la salute, fisica o mentale, degli utenti più giovani.

Il contesto normativo in Italia

Quale è il contesto di riferimento nel nostro Paese?

In Italia, non tutti possono iscriversi ai social network senza l’autorizzazione dei genitori e soprattutto bisogna aver raggiunto una determinata età per poter iniziare a stipulare dei contratti attraverso le piattaforme social.

La cronaca, purtroppo sempre più spesso, racconta notizie di abusi o tragici eventi che colpiscono proprio i più giovani attraverso i social: la confidenza, la voglia di essere parte di una comunità, il bisogno di sentirsi stimati sono spesso le cause che spingono i giovanissimi a intraprendere sfide molto pericolose.

In particolare nel nostro Paese per potersi iscrivere ai social Network occorre aver compiuto 14 anni, il Garante per l’Infanzia l’adolescenza, infatti, ha stabilito un limite di età prima del quale l’accesso ai social dovrebbe essere precluso per motivi di sicurezza. L’età minima per iscriversi sui social network è 14 anni, mentre sono necessari 18 anni per concludere un contratto online per una determinata applicazione o per entrare in una community. I minori di 14 anni, infatti, possono avere l’accesso se ottengono il consenso dei genitori.

Dal punto di vista della Privacy il Regolamento europeo sulla privacy del 2016 (GDPR) e in particolare l’articolo 8 prevede che nell’ambito di offerte di servizi dirette ai minori, il trattamento dei dati sia lecito ove il minore abbia almeno 16 anni, ferma la possibilità per gli Stati membri di stabilire un’età inferiore, purché non inferiore ai 13 anni.

La situazione è di fatto molto contorta, anche perché vietare l’accesso ai social come può essere TikTok ai minori di anni 14 non ha senso perché il target di riferimento è proprio quello. Farli accede con il consenso dei genitori neanche perché le piattaforme ad oggi non sono predisposte per applicare i filtri necessari per proteggerli.

Quindi qualcosa andrà fatto in termini sia di tecnologia che normativo.

Il ruolo della scuola

La scuola in tutto questo ricopre come sempre un ruolo fondamentale perché può essere il veicolo verso i minori del know how per l’utilizzo corretto di questi strumenti. Conoscendo i pericoli i bambini possono vigilare anche in maniera autonoma e navigare in serenità.

Al momento questi contenuti sono proposti dai docenti in maniera spontanea in quanto mancano programmi specifici, materie e discipline ufficiali impostate dal Ministero. In alternativa, vengono organizzati dai singoli Istituti progetti che hanno come obiettivo quello di diffondere la cultura dei social e il loro corretto utilizzo.

Anche qui forse un intervento a livello di programmi scolastici andrebbe effettuato.