I lettori ci scrivono

Solo stampatello e penne impugnate male: gli studenti non sanno scrivere più

L’educazione e l’istruzione si adeguano al presente e preparano gli allievi al futuro, è una rincorsa continua alle nuove conoscenze e alle modalità per promuoverle e assimilarle, mantenendo lo sguardo al passato per individuare il percorso e i significati del sapere.

Questa rincorsa non è priva di errori e di conseguenze, specialmente quando si abbandonano abilità e saperi considerati, erroneamente, obsoleti. Mi riferisco alla ridotta capacità degli allievi di scrivere in corsivo.

Questa abilità ormai si tramanda solo a scuola e non sempre è adeguatamente appresa.

Gli allievi in prima superiore che sanno scrivere in corsivo in modo leggibile, utilizzando adeguatamente gli spazi assegnati, diminuiscono ogni anno. Alcuni si esprimono esclusivamente in stampatello. Sostengono la penna in modo improprio sia nell’inclinazione che nelle dita interessate e questo si evidenzia anche quando trascrivono equazioni matematiche e chimiche.

Numeri e formule chimiche che sono un linguaggio codificato universale, vengono liberamente personalizzate, non per arte ma per incapacità.

L’uso quotidiano di una tastiera, ha fortemente ridotto e oserei dire regredito questa capacità.  La tastiera è sicuramente più rapida, permette correzioni istantanee, e promuove un testo flessibile con poche parole. Richiedo il suo utilizzo nelle relazioni di laboratorio, in un testo strutturato in cui trovano spazio immagini formule e grafici.

Il testo digitale non sostituisce la scrittura a mano. Prendere appunti durante la lezione abilita capacità amanuensi, lo scritto ottenuto si caratterizza per la semplificazione e l’organicità, fotografa un concetto appreso e lo rende consultabile nel tempo.

C’è disaffezione per questa abilità, gli studenti fotografano la lavagna o salvano sulla Lim lo scritto del docente, oppure stampano la presentazione digitale della lezione, ma quando il docente usa solo la parola? Rimangono disarmati allora i più cercano l’informazione nel web.

Prendere appunti a lezione, a casa, nei giardini pubblici, scrivere il risultato di una riflessione non è una pratica obsoleta, aiuta la mente a ricordare accordare ed apprendere.

Nello scrivere manualmente la calligrafia comunica con chi legge e le parole descrivono conoscenze, sentimento, umore e passione, antesignane dei simboli che la tastiera chiama “emoticon” che ci fanno dimenticare come descrivere ciò che proviamo.

L’uso ossessivo della tastiera limita questa capacità espressiva, ho visto allievi comunicare con “emoticon” anche quando erano vicini fisicamente, nello stesso banco. Quando i ragazzi perdono questa capacità è la cultura che si impoverisce, poiché non trova canali per espandersi.

La cultura si impoverisce anche con l’uso sconsiderato di termini in lingua non italiana, pur essendoci dei termini adeguati nel nostro lessico, perdiamo l’abilità di utilizzarli e il loro significato. Questo si verifica anche in chimica dove molti elementi hanno un simbolo di origine greco/latina, il termine italiano è la prosecuzione del simbolo. Una lingua internazionale non deve invadere con i suoi termini quella nazionale, poiché si perdono significati e la cultura si riduce.

Uno dei responsabili di questa deriva è la scuola stessa con le circolari (linguaggio) e il registro elettronico che ha reso inutile il diario. Gli studenti non devono trascrivere i compiti, le pagine dei giorni dell’anno sono bianche, neanche un pensiero sulla giornata trascorsa. Questi trovano spazio nel gruppo whatsapp, diretti al gruppo e non a se stessi come nel diario.

La differenza oltre che calligrafica/ culturale e nel destinatario è anche temporale: il diario conserva, il messaggio digitale è effimero, il primo promuove riflessioni successive il secondo è destinato all’oblio.

 

Gabriele Fraternali

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