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Sospesi in una nuvola di fumo

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Il fumo di sigaretta, connotato come simbolo di comportamento tipico degli adulti, data la sua diffusione, esercita una forte attrattiva sugli adolescenti che ne fanno comportamento da imitare per affermare una sorta di anticipazione dell’età adulta.
Un recente studio (Bonino S. 2005, Il fascino del rischio negli adolescenti, Giunti, Firenze) su un vasto campione normativo di adolescenti di età compresa tra i 14 e i 19 anni con rilevazioni approfondite utilizzando sia un questionario che interviste, condotto in vari luoghi del Piemonte e della Valle d’Aosta evidenzia che esiste una correlazione statisticamente significativa tra tipo di scuola superiore frequentata e l’utilizzo del fumo di sigaretta come condotta che afferma un’anticipazione dell’adultità dell’adolescente. 
Sono gli studenti degli Istituti Tecnici e Professionali a fumare di più, mentre non si riscontrano differenze significative per quanto riguarda tale comportamento in riferimento al genere sessuale: maschi e femmine fumano in egual misura e in egual misura si astengono, dimostrando una sorta di omogeneità nelle condotte. 
Sono più inclini a fumare quei ragazzi e quelle ragazze meno dotati di sostegno e di regole da parte delle famiglie e che parimenti si ritrovano meno in grado di trovare realizzazione e soddisfazione nel periodo adolescenziale, in quelle che sono le sue caratteristiche e peculiarità: progettualità, scolarizzazione e sospensione sociale. Come contraltare si riscontra che i non fumatori vivono meglio la loro condizione di studenti e dalla quale traggono maggiori soddisfazioni. Un sottogruppo ristretto (4% del campione totale) connotato come forti fumatori (più di 20 sigarette al giorno) ha in genere più di 16 anni, proviene per lo più da Istituti Tecnici e Professionali. Sono ragazzi che presentano una relazione con la scuola molto critica: nutrono bassa stima circa le proprie capacità scolastiche, danno scarsissima importanza al successo scolastico, dedicano pochissimo tempo allo studio ed hanno una forte intenzione di abbandonare la scuola, concretizzandola in interruzioni di frequenza.
Per quanto riguarda gli interventi di prevenzione resta quanto mai valido il monito a non considerare i comportamenti adolescenziali come il puro risultato inevitabile dell’azione di forze esterne. 
L’adolescente è agente attivo impegnato, in interazione con il proprio ambiente, alla costruzione del proprio comportamento, pertanto tali interventi devono mirare ad un coinvolgimento diretto dell’adolescente in attività di riflessione e rielaborazione di condotte alternative.