Si riapre il dibattito sulla questione dello stato giuridico del personale docente: proprio in questi giorni, infatti, la Commissione Cultura della Camera ha prodotto una "sintesi" delle due proposte di legge presentate a suo tempo da Paolo Santulli (Forza Italia) e Angela Napoli (An).
La discussione sulla proposta è già stata messa all’ordine del giorno delle prossime sedute della Commissione e – stando alle prime indiscrezioni raccolte – potrebbe concludersi in tempi ragionevolmente brevi.
Il disegno di legge si intitola "Statuto degli insegnanti" e prevede tra l’altro che la carriera dei docenti si articoli su tre livelli (docente iniziale, ordinario ed esperto).
Negativi i commenti delle organizzazioni sindacali.
Cgil e Cisl parlano addirittura di "proposta indecente". Cgil-Flc si esprime con tono particolarmente duri: "Il sospetto è che, più che a valorizzare gli insegnanti, si pensi a metterli sotto controllo. Il testo del disegno di legge è la perfetta sintesi del pensiero autoritario applicato ai docenti, pericoloso ed eversivo".
L’altro aspetto sul quale i sindacati non possono che essere contrari riguarda la rappresentanza sindacale: se il disegno di legge venisse approvato, il ruolo delle Rsu di istituto risulterebbe fortemente ridotto in quanto la rappresentanza sarebbe limitata al personale Ata, mentre per il personale docente verrebbe istituita una apposita e specifica area autonoma di contrattazione.
Sull’impianto complessivo della legge anche la Cislscuola non usa espressioni leggere: "Siamo di fronte al tentativo di "scippare" al sindacato prerogative e responsabilità contrattuali, con l’intento di delegittimarne la fondamentale funzione di rappresentanza e l’irrinunciabile ruolo di tutela dei lavoratori, costituzionalmente garantiti".
Come è facile intuire lo "Statuto dell’insegnante" rischia di aprire un nuovo fronte nel conflitto, già piuttosto pesante, fra sindacati e Ministero. La partita potrebbe diventare davvero difficile: Cislscuola, infatti, già annuncia che su una questione così grave non è da escludere una mobilitazione generale dell’intero comparto.
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