In merito alla annosa questione degli stipendi del comparto scuola-istruzione, ed intendo di tutti i lavoratori in esso impegnati, si sollevano di quando in quando grida, stracci, rampogne, proposte curiosamente innovative, oltre a malcelati tentativi di far litigare sulla questione le diverse figure professionali che agiscono in esso comparto.
Sui soldi, quando son pochi, si litiga, anche rabbiosamente, è nella natura dell’uomo affamato, anche se acculturato. E la rabbia fa abbassare lo sguardo impedendo agli occhi di guardare oltre.
Accettato, mi pare da tutti e da tutte le componenti politiche e sociali, che gli stipendi di tutto il personale del settore non sono adeguati né ai parametri europei, né tantomeno alle promesse che si protraggono da contratto in contratto, di fronte alle recenti innovazioni -9 anni di formazione per 450 euro dopo, e sottolineo dopo, 9 anni- e le promesse di alcuni parti politiche (se ci voterete, faremo, adegueremo…), vi sottopongo tre osservazioni.
3) Perché i partiti che promettono non si impegnano invece per adeguare in questo scorcio di legislatura quanto stanno prefigurando per un futuro futuribile? Quando han voluto, corse e sforzi son stati coronati da successo
E’ evidente che le prime due osservazioni portano ad una conseguenza: quanto di buono sperimentato nelle regioni non viene esteso alle altre. Già mi par di sentire qualcuno osservare che i contratti son diversi: li si adegui, certo anche nella parte che prevede maggior impegno a scuola (ovvero le operazioni che tutti fanno usando la propria abitazione come sede temporanea), il che può essere garantito laddove le strutture lo permettano e siano adeguate, anche qui promesse mai mantenute in Italia; nella Regione indicata, invece, le cose si realizzano.
Inoltre ne consegue che, partendo dagli assiomi del ministro, tutto il personale della Regione Trentino Alto Adige è riconosciuto esperto, all’atto della assunzione.
Cordialità,
Flavio Arpini
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