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Stop a trimestri e quadrimestri: il voto si dà solo a fine anno

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Scuola senza voti” è stato da sempre uno slogan e un auspicio per studenti e docenti

“Non scholae sed vitae discimus” . Lo dicevano anche gli antichi Romani e la scuola accompagna il percorso formativo dello studente ampliando conoscenze e sviluppando competenze che non trovano riscontro nella misurazione del voto numerico.

“Voler definire la competenza con un numero è come voler misurare il cielo con il centimetro”. Questa affermazione aiuta a riflettere sulla valutazione con i voti e la valutazione con giudizi descrittivi delle competenze acquisite dai singoli studenti secondo i ritmi di apprendimento personali, attenti alla singola persona e corrispondenti al lavoro didattico effettivamente svolto.

La sperimentazione che sta attuando il Liceo di Milano adottando la strategia del “periodo unico” e quindi non consegnando agli studenti la pagella del primo quadrimestre, con l’intento di liberare gli studenti dall’ansia dei voti e dallo stress delle interrogazioni, potrà essere collegata con l’impianto organizzativo e didattico dei cicli biennali, che era già codificato nell’impianto di rinnovamento della didattica negli anni passati.

Il Primo ciclo comprendeva tre bienni, con due anni singoli: la prima classe primaria e la terza media considerata “anno ponte” per il secondo grado. Il secondo ciclo si articola in due bienni più la classe quinta, considerata come “anno ponte” per l’Università ed il lavoro.

Questa progettualità biennale è stata in gran parte disattesa, nell’attuazione ordinaria; invece, avrebbe azzerato i tempi degli scrutini di fine anno a vantaggio di una diligente valutazione a fine del percorso biennale e nello stesso tempo avrebbe reso ancor più fruttuoso il tempo scuola, se supportato anche dalla continuità didattica, consentendo a settembre di continuare il lavoro interrotto a giugno, come avviene per il periodo delle vacanze natalizie.

Progettare e programmare per bienni consente di svolgere in manera armonica un percorso didattico beneficiando di 400 giorni di scuola ed a conclusione del biennio, procedere alla valutazione del percorso, mettendo a fuoco le competenze acquisite ancor più dei contenuti appresi.

Condividendo il progetto e la scelta pedagogica della dirigente, avvalorata anche dalla ricerca condotta all’Università Bicocca di Milano,  si evidenziano i vantaggi nell’incentivare tra i ragazzi la capacità di organizzarsi meglio nello studio sistematico di tutte le materie, superando anche l’ossessione di controllare la media dei voti.

L’idea è di rinunciare ai voti numerici sulle verifiche e interrogazioni, fa parte del progetto di sperimentazione, evidenziando che i voti non dovranno essere sostituiti da giudizi ‘prefabbricati’, e con formule standard, ma con giudizi descrittivi delle competenze che fungono da accompagnamento formativo al miglioramento.

Per una didattica efficace non si valuta il prodotto: le prestazioni, i compiti, le interrogazioni, ma il processo di apprendimento che lo studente ha avviato, indicando anche eventuali lacune ed elementi da rinforzare.

Compito dell’istituzione scolastica che offre un servizio pubblico, anche nelle scuole paritarie, è quello di “prendersi cura di ciascuno “e rendere la scuola un servizio non solo di tutti, ma “per ciascuno”, finalizzata cioè al processo di crescita culturale e sociale di ogni singolo studente.