Didattica

Studenti con lo smartphone in classe, si può fare

Far scendere schermi e accendere proiettori, andare in streaming, collegare microfoni direzionali e panoramici, tutto con un semplice tocco sullo smartphone. È la scommessa del liceo di una piccola cittadina di 25 mila abitanti in Provincia di Frosinone, Ceccano, che da anni è all’avanguardia in fatto di tecnologia applicata alla didattica.

Una scuola con 800 alunni e 70 insegnati che già nel lontano 1999 aveva installato il primo impianto wireless e nel 2013 ha avviato un progetto che ha consentito a tutti gli studenti di collegarsi ad internet all’interno degli spazi didattici

Ma l’innovazione non finisce qui. La testardaggine di alcuni docenti consentì l’anno successivo di collegarsi ai ponti radio del GARR, che permise alla scuola di avere fino a 100 Mbps di banda disponibile per scaricare, navigare, condividere materiale scolastico.

L’esperienza da raccontare

A raccontare questa esperienza positiva a Agenda Digitale, è Concetta Senese, il dirigente della scuola.

Perfettamente in linea con il PNSD, che all’articolo 6 cita testualmente “La scuola digitale, in collaborazione con le famiglie e gli enti locali, deve aprirsi al cosiddetto BYOD (Bring Your Own Device)”, una possibilità che la scuola ha fatto sua, facendola diventare una realtà “in cui davvero ogni allievo e ogni professore dispone di un apparato digitale. Ogni classe ha una base essenziale di dispositivi da integrare con quelli degli alunni”.

Cosa è servito per realizzare un buon progetto Byod? Partiamo con il dire la prima cosa essenziale ; cioè una buona connettività internet, ma anche ambienti in cloud per condividere le informazioni e la documentazione, dispositivi mobile funzionanti, ed infine un cambiamento del paradigma didattico in un ambiente digitalmente integrato.

Le cinque regole da attuare

Molto interessanti le cinque regole che la direttrice ha imposto per usare “al meglio” questo approccio metodologico:

  1. Il device deve essere acceso solo su indicazione del docente.
  2. Il device deve essere utilizzato esclusivamente per l’attività didattica guidata dal docente.
  3. Il device non deve essere utilizzato per fotografare o registrare (audio, foto e video) altri soggetti (studenti, docenti, personale scolastico, ecc.) senza il loro consenso.
  4. I genitori, informati dell’uso dei device a scuola, devono autorizzarlo (consenso dei genitori per l’utilizzo di internet sottoscritto all’inizio dell’anno scolastico).
  5. Il device è parte del materiale scolastico del singolo allievo che ne è responsabile (uso improprio, danneggiamento).

Due sono state le idee forza di questo progetto innovativo, la prima è quella di puntare sugli allievi che in questo contesto sono stati sia tutor dei stessi insegnanti, ma anche bravi tecnici all’occorrenza e veri stimolatori dell’innovazione.

La seconda scelta vincente è stata “la libertà di uso della rete”. Internet e lo smartphone non sono strumenti da combattere ma strumenti a supporto ed ausilio della didattica.

Per questa ragione il liceo di Ceccano organizza da diversi anni attività di formazione per docenti, studenti e genitori che hanno lo scopo di trasformare il “cellulare” nemico da evitare assolutamente in strumento quotidiano di studio, che consente ai ragazzi di avere un aiuto straordinario nella ricerca, nell’approfondimento, nella verifica, nell’utilizzo delle piattaforme elettroniche per l’insegnamento.

Serve però formazione adeguata

Questo cambiamento culturale è possibile solo con la formazione e con l’educazione all’uso consapevole della rete.

Un progetto, questo della scuola di Ceccano, che ha permesso alla dirigente di essere inserita nel Comitato Nazionale per l’uso degli smartphone in classe, nel quale sono presenti professori universitari, pedagogisti, sociologi, ricercatori del CNR, dirigenti del ministero.

Il comitato ha il compito di indagare sulle potenzialità dell’uso dello smartphone in classe ed elaborare un documento che tracci le linee guida per le scuole che vogliano sperimentare tale modalità.

Solo con una integrazione dei dispositivi della scuola con i dispositivi degli alunni, portati in classe sistematicamente o all’occorrenza, è possibile creare reali ambienti per la didattica digitale integrata.

Dino Galuppi

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