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Studenti litigano in classe spaventando la docente, ma è solo il nuovo trend di TikTok per ringraziare gli insegnanti

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In arrivo un nuovo trend di Tik Tok che sta spopolando all’estero, ma anche in Italia: uno dei tanti video ha raggiunto 52 milioni di visualizzazioni, 9 milioni di like e più di 30 mila commenti. Di che si tratta?

Alcuni studenti simulano una rissa in classe mentre i compagni chiamano preoccupati la docente. Mentre l’insegnante si avvicina per capire cosa è successo e dividere gli alunni litigiosi, ecco che arriva la sorpresa: coriandoli, applausi, abbracci e fiori, un modo per ringraziare i docenti per tutto il lavoro che fanno e per sottolineare la bellezza del rapporto umano che si costruisce.

E i commenti non sono mancati. Alcuni utenti hanno scritto: “Capisci che come insegnante hai vinto tutto quando i tuoi alunni ti amano”, “certi professori ti rimangono nel cuore per sempre”, “ho sempre desiderato avere quel tipo di prof che ti rimane dentro, che ti cambia, che diventa un maestro/a di vita”.

Un trend che si trasforma in un caso positivo da emulare, anche solo per combattere la mole di notizie che si leggono ogni giorno su studenti e docenti aggrediti.

Docenti aggrediti, avvocatura di Stato, famiglia e voto in condotta

In un’intervista a Radio Cusano, il direttore della Tecnica della Scuola, Alessandro Giuliani, ha dichiarato: “Non sono più fatti isolati in qualche parte d’Italia. Abbiamo una casistica molto alta. Anche Valditara è intervenuto, ribadendo che è pronto a costituirsi parte civile in sede di giudizio. Qualora il docente dovesse fare denuncia ed intentare una causa si va a processo e lì può intervenire l’Avvocatura di Stato. Questo però è l’atto terminale, qui occorre capire perché c’è questa escalation di casi e perché la scuola non riesce a tenerli fuori, essendo un simbolo quasi sacrale, intoccabile, quasi come la chiesa a livello sociologico, è un’istituzione. Questo sta venendo meno ed è veramente grave. Si deve andare anche oltre la questione dell’autorevolezza del docente; anche il dirigente è oggetto di aggressioni, a questo punto credo che ci sia una bassezza a livello culturale che sta coinvolgendo tutti”.

Molto, secondo il direttore della Tecnica della Scuola, andrebbe fatto a livello familiare, per prevenire questo tipo di avvenimenti: “Sarebbe bene a questo punto che chi governa prenda in mano la situazione. Qua si tratta di ripartire dai riferimenti della società, che si sta sgretolando e piegando agli istinti più bassi. Per quanto riguarda la scuola si dovrebbe dare più importanza al ruolo dell’insegnante, smetterla con campagne mediatiche che non fanno altro che vanificare il ruolo dei formatori iniziando a pagarli meglio e tutelarli dal punto di vista professionale. Occorre agire anche dal punto di vista delle famiglie, e dovrebbero intervenire anche altri dicasteri. La scuola da sola non può uscire da questo tunnel, non può farsi carico di istruire anche i genitori, ma va affiancata da altri enti. Mettiamoci nei panni della figlia della donna che ha malmenato la docente: proverà imbarazzo ma avrà anche appreso un atteggiamento del genere davanti ad un’ingiustizia. Questo non deve avvenire, se facciamo finta di niente non facciamo altro che far prevalere questi istinti, queste bassezze che si moltiplicheranno nel tempo, non facciamo il bene della società”, ha concluso Giuliani.

E sul voto in condotta, proprio il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha sostenuto: “Urgente affermare il principio che un docente va rispettato in ogni caso e che qualunque offesa o violenza sarà sanzionata in modo efficace.  La cultura delle regole e del rispetto deve partire dalla scuola. La riforma del voto di condotta e dell’istituto della sospensione va proprio in questa direzione. Ora è necessario che il Parlamento la approvi rapidamente. Non casualmente in Consiglio dei Ministri abbiamo previsto la procedura d’urgenza. Non dobbiamo lasciare a casa gli studenti “bulli” ma aiutarli a capire concretamente gli errori fatti e i doveri che discendono dall’appartenere a una comunità”.