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Sui voti della maturità e la prof pugliese contro i colleghi del Nord: “fuori luogo questo revival razzista alla rovescia”

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Risposta alla prof barese che accusa di “braccino corto” quelli “del nord”.

Tanto per cominciare appare del tutto fuori luogo questo revival razzista alla rovescia: noi poveri meridionali vittime dei “polentoni e razzisti” che stanno a nord del fiume Po. Capisco che tale vittimismo opportunista e scroccone ha fatto la temporanea fortuna del cosiddetto movimento CINQUE STELLE, capeggiato dal guru barbuto e telecomandata dal gruppo CASALEGGIO – BILDERBERG, il che la dice tutta sulla sua assai dubbia matrice popolare.

E’ la ulteriore applicazione del classico “chiagne e fotte”, una tra le cause più nefaste della famosa QUESTIONE MERIDIONALE, tutt’oggi assai lontana dall’essere risolta! Trovo meschino ed INDECOROSO che un’ insegnante di Liceo Classico si presti a simile giochino impostore e fuorviante!

Parola di ex collega “polentone” del nord il quale non faceva e non fa della VALUTAZIONE una questione di “braccino”, bensì di competenza professionale e di deontologia etica. “Unicuique Suum” E’ il principio umanistico e cristiano della giusta retribuzione. Condiviso anche da intellettuali laici autorevoli: Antonio Gramsci, Concetto Marchesi, Benedetto Croce, Indro Montanelli, Gaetano Salvemini. La prof. oggetto dell’articolo che pienamente condivido, vada a leggersi, se già non lo conosce, uno scritto di quest’ultimo, risalente al lontano 1908, pubblicato su La Voce, titolo: “Coco’ all’università di Napoli, ovvero la scuola della malavita”.

E forse si renderà conto dei disastri prodotti nei decenni dal “braccio  lungo” imperante e prevalente (non solo al sud, purtroppo!) il quale  da  mera condotta don abbondiesca ed opportunista si è via via fasciato di motivazioni pseudo pedagogiche ed ideologiche, degradando la “scuola di massa” a “squola” parcheggio, laboratorio di sperimentazioni inusitate e fuorvianti che invocano una presunta’ “liberta'” per abolire di fatto  i veri fattori della LIBERTA’ E DIGNITA’ UMANA. Sia negli alunni, sia nella stessa classe docente. 

Essi sono le attitudini valorizzate, l’impegno ed il merito messi a frutto, i buoni risultati finalmente riconosciuti e premiati. La “discriminazione” saggia e doverosa tra chi vuole e chi non vuole, tra chi possiede certe necessarie inclinazioni allo studio e chi invece solo noia, vuoto, presunzione, prepotenza! Ricordi il pestaggio di un docente, reo di aver reagito con mezzi legali alla maleducazione e perfino al teppismo presenti in un istituto della sua città. Caso mai se lo fosse scordato…Non voglia ritrovarsi anche lei a vittima di un sistema iniquo. Al peggio non c’è mai fine, insegna un proverbio.

Franco Cordiale