Test di empatia per docenti? Senza vocazione meglio lasciare la scuola, ci vuole esperienza stressante in classe – INTERVISTA a Vincenzo Schettini

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Il mestiere del docente è una vocazione o no? Chi non lo pensa sbaglia: queste le parole di Vincenzo Schettini, ormai celebre docente di fisica pugliese, conosciuto dal grande pubblico con il nome del suo progetto, “La Fisica Che Ci Piace“, pronunciate ai microfoni della Tecnica della Scuola, presente alla tappa catanese del suo primo spettacolo teatrale, “La Fisica Che Ci PiaceLa Lezione Show“, scritto insieme a Paolo Ruffini, in tour fino a luglio in giro per l’Italia.

“Si tratta di una vocazione, altrimenti assomiglierebbe ad altri mestieri in cui non c’è quella responsabilità nei confronti delle giovani generazioni. Il mestiere del docente è diverso, come quello del medico che deve essere una vocazione perché si ha una responsabilità nei confronti della vita. Il docente dà spazio a quella parte di noi che ancora si deve sviluppare e ci fa credere, ci fa sognare, ci forma, ci redarguisce. Il buon docente non è soltanto buono, è anche severo. Poi ci si può anche avvicinare a questo mestiere con curiosità e trovarlo piacevole e quindi si può insegnare senza nascere con questa vocazione. Ma se quel tipo di vocazione non la si ha è meglio abbandonare la scuola”, ha aggiunto.

Schettini e il connubio tra severità e spettacolo

Schettini ha parlato dei suoi inizi in cattedra, spiegando di aver tratto ispirazione da due docenti con due stili diversissimi: “Al liceo ho studiato matematica con una professoressa severa e mi sono trovato bene. Il messaggio del rigore nella matematica non è stato per me negativo. Era molto chiara nonostante il rigore. Il professore di fisica era invece molto simile a me. C’è stato un po’ questo connubio: quando ho iniziato a insegnare ero come un ‘misto’ e poi ho trovato un mio stile. Ho vissuto la scienza con questa doppia faccia della medaglia, tra rigore e spettacolo”.

Schettini ha risposto alle parole del filosofo Galimberti, che qualche giorno fa ha proposto test di empatia per i docenti: “Vorrei capire come realizzarla, occorre scendere al pratico. Chi dovrebbe fare quei test? Io mi chiedo: ma cosa si dà al docente per farlo diventare tale? Più che corsi e ‘chiacchiere’ facciamo fare qualcosa che sia più pratico. Facciamo vivere al docente l’esperienza pratica di stare in classe. I docenti che insegnano a scuola sanno quanto sia difficile essere insegnante. Più che test farei fare un periodo di apprendimento lungo dentro la scuola, con affiancamento, con stress, per capire se veramente è il proprio ambiente o no”.

Schettini e l’odio social: “Quando una persona eccelle non è vista bene”

Infine il docente ha discusso in merito all’odio social di cui spesso è stato bersaglio, spesso da parte dei suoi colleghi: “Dà fastidio il successo, in generale. Quando si vede una persona che eccelle, anche nella stessa scuola, quando un docente si distacca dagli altri, non viene visto bene. Ma parliamo di una sparuta minoranza. Io i colleghi li conosco. Sono persone che amano il cambiamenti, sono molti i docenti che hanno un atteggiamento positivo in una scuola vecchia, burocratica, che paga poco”.

Ma qual è il rapporto di Schettini con i genitori? “Con i genitori ho un rapporto bello perché sono schietto, soprattutto quando un alunno va male. Quando si parla con i genitori tiriamo fuori una sorta di osservazione speciale che noi docenti e loro genitori hanno sui loro figli. I genitori sono super impegnati ma anche molto attenti e amano parlare schiettamente con i prof”, ha concluso Schettini.

La Lezione Show

Lo spettacolo di Schettini è una vera e propria lezione, con concetti, anche difficili, della fisica, spiegati in modo magistrale ma soprattutto concreto e divertente dal docente, con intermezzi musicali, citazioni cinematografiche e momenti di riflessione sui grandi temi relativi alla scuola ma anche alla vita in generale.

Schettini ha lanciato vari messaggi sul palco prendendo posizioni nette, dall’importanza di assegnare i voti a scuola perché “vale la pena tenerli e rispettarli” in una “scuola che merita i cambiamenti”, alla visione della cultura come qualcosa che ingloba tutto e che non è assolutamente settoriale, a cui bisogna approcciarsi sempre con uno spirito da “studente”.