Attualità

Test sierologici ai docenti, partenza a rilento: diversi medici di famiglia dicono no

Lunedì 24 agosto hanno quindi preso il via test sierologici rivolti a docenti e personale Ata che intendono verificare se hanno contratto il Coronavirus. Il commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri ha confermato che la comunicazione è stata girata dai dirigenti scolastic ai docenti e il test può essere effettuato “presso il medico di base”. Bastano pochi minuti e la tessera sanitaria, si legge nella nota.

Poca uniformità e diversi dinieghi

I test sono partiti in tutte le regioni. In base alle prime informazioni, considerando anche il fatto che si tratta di giorni nei quali la grande maggioranza del personale scolastico è in ferie, la risposta non sarebbe stata entusiasmante.

Anche, a dire il vero, per le informazioni fornite dai medici non sempre uniformi. In certi casi, come già detto dalla Tecnica della Scuola, i medici di famiglia avrebbero detto di non essere in possesso dei kit per somministrarli. In altri, invece, si sarebbero dichiarati contrari svolgere l’esame nel proprio studio.

Manca la sicurezza

I medici di base sostengono, innanzitutto, che non vi sarebbero sufficienti misure di sicurezza per svolgere i testi nei propri studi.

Lo ha confermato all’Ansa anche il vicepresidente regionale dello Snami Edoardo De Pau: “Il nostro sindacato non ha aderito alla proposta di effettuare i test in un ambiente non idoneo come l’ambulatorio – ha detto- basta un insegnante positivo e il medico si deve fermare. Ricordando che il medico di base si occupa di tante altre patologie. Tra l’altro, anche volendo, i medici di base non hanno ricevuto nè indicazioni nè kit per l’esecuzione del test”.

Contestazioni formali in Sardegna

Sulla base di questo, una lettera è stata inviata ai vertici della sanità della Regione dal presidente regionale dello Snami Domenico Salvago.

“I test sierologici da sangue capillare sono meno attendibili di quelli su siero che si possono effettuare in laboratorio e – ha spiegato – nel momento in cui il test risultasse positivo per infezione in atto o recente, il Medico di Medicina Generale dovrebbe a sua volta rispettare la quarantena e quindi chiudere il proprio studio lasciando migliaia di pazienti senza assistenza. Inoltre dovrebbero essere rintracciati i malati che quel giorno hanno avuto accesso, seppur per appuntamento e previa sanificazione, allo studio medico”.

Quindi niente test in ambulatorio. “I medici nostri iscritti indirizzeranno i pazienti ai laboratori di analisi accreditati e alle strutture dell’Igiene Pubblica”.

Alessandro Giuliani

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