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Tfa, i falsi miti della specializzazione sul sostegno: dall’accesso diretto alla mobilità

A proposito del TFA Sostegno, i falsi miti.
La continuità didattica. Considerando l’autonomia scolastica e la discrezionalità del dirigente il docente di sostegno non ha la certezza di garantire la continuità didattica agli alunni.

La mobilità. Tra la fine dei vincoli triennali o quinquennali non vi è garanzia di continuità didattica e grazie a Dio il, docente di sostegno, che come gli altri, non puó liberamente scegliere se spostarsi o meno. Si parla dei vincoli triennali scordandosi del vincolo ancor più duro e discriminatorio a cui sono subordinati i docenti di sostegno.

L’accesso al corso. L’accesso diretto vorrebbe dire garantire a coloro che hanno da tre, ma direi anche da quattro o cinque o di più, anni di servizio sul sostegno un accesso al corso senza selezione: a casa mia accesso diretto significa la possibilità di completare l’esperienza con la formazione ufficiale all’università che eroga il TFA senza passare per selezioni. Tutti si riempiono la bocca su questo accesso diretto in realtà di accesso diretto non vi è proprio nulla.

Il punteggio di servizio. Al docente di sostegno si attribuiscono 12 punti per anno scolastico, punteggio dimezzato se si passa a “posto comune” : in pratica l’esperienza dei docenti di sostegno è riconosciuta solo se si sta ingabbiato sul sostegno dopo si scioglie come neve al sole. Come dire che l’esperienza maturata non serve più se da sostegno si passa a posto comune? Oppure spiegatemi perchè su sostegno permangono i 12 punti e su posto “comune” e si dimezza.

Cattedre e posti inclusivi. Allora si dovrebbe cambiare tutta l’impostazione dei vincoli, ma delle mobilità, la falsa logica della continuità ecc ecc.

L’accesso diretto (si dà per dire) è fumo negli occhi. Il resto è storia.

Emanuele Gasola

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