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Treviso femminicidio, uccisa 26enne incinta. Il dibattito: “Nessuna lezione in famiglia o a scuola risolverà il problema”

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Purtroppo un’altra donna è morta per mano di un uomo: si tratta della 26enne Vanessa Ballan, incinta di qualche mese e madre di un bambino di quattro anni. Come riporta Il Corriere della Sera la giovane il 19 dicembre, ieri, è stata raggiunta da alcune coltellate fatali nella sua casa di Spineda, località di Riese Pio X nel trevigiano. 

Arrestato uomo già denunciato dalla vittima per stalking

È stato arrestato poi nella tarda serata, a poca distanza dalla sua abitazione nel trevigiano, Bujar Fandaj, il kosovaro di 41 anni che era stato ricercato per l’omicidio. L’uomo era stato denunciato per stalking dalla vittima il 26 ottobre scorso. Alcuni parenti della ragazza, arrivati nella scena del crimine, sono riusciti a fermare lo scuolabus che stava riportando a casa il figlioletto di Vanessa, subito affidato ai nonni.

“Sono sotto shock – dice un suo vecchio compagno di classe – l’ultima volta che l’ho vista stava camminando in piazza con il passeggino, avevo anche conosciuto il suo bambino. Era veramente una ragazza sempre disponibile, sorridente, dolcissima e che aiutava tutti”.

Educare alle relazioni, ennesimo femminicidio: se ne uscirà mai?

Ovviamente il pensiero va ai recenti fatti di cronaca nera, primo fra tutti il femminicidio di Giulia Cecchettin. Molti utenti dei social stanno discutendo in merito alla piaga dei femminicidi: delle lezioni a scuola risolveranno il problema? Ecco cosa ha detto un’utente: “Nessuno risolverà il problema dei femminicidi, con nessun tipo di lezione o sensibilizzazione né in famiglia, né a scuola”.

Il progetto “Educare alle relazioni”

Ecco le parole di Valditara in merito al ruolo dei docenti nel progetto “Educare alle relazioni”, presentato dal capo del dicastero bianco lo scorso 22 novembre: “La nostra riflessione vuole sradicare la cultura maschilista ancora residua nella nostra società. Il problema della violenza sulle donne è diffuso non solo in Italia ma anche in Paesi avanzati dal punto di vista sociale. La nostra riflessione mira a incidere sugli aspetti culturali della società in modo ampio. Bisogna tenere sempre presente come intendiamo intervenire”.

“Innanzitutto sulle materie disciplinari, partendo anche dalla scuola primaria. Abbiamo deciso di porre attenzione alla cultura del rispetto. C’è l’idea in via sperimentale di far dialogare i ragazzi. L’idea mi è venuta partendo dal peer tutoring, dall’esperienza universitaria. Ritengo che il coinvolgimento dei ragazzi che prendono consapevolezza e della possibilità di modificare atteggiamenti con un moderatore che sarà un docente della classe, che sarà retribuito. La retribuzione è importante per incoraggiare i docenti. Abbiamo stanziato 15 milioni di euro per queste retribuzioni. I docenti saranno anche adeguatamente formati”.

“I docenti faranno da moderatori, non saranno lezioni dalla cattedra. Si tratta di una prima vera applicazione delle linee guida ‘Educare al rispetto’ avviate nel 2016. Il tutto fa parte di una più ampia visione di scuola. La scuola deve educare al rispetto, proprio perché la nostra scuola mette al centro la persona, per la valorizzazione della persona”.

“Come saranno formati i docenti? Li formerà Indire, lo svolgimento della formazione avverrà sulle 30 ore e valorizzerà l’autonomia delle singole scuole. Abbiamo fatto una consultazione ampia che ha coinvolto tutto il mondo della scuola, studenti, docenti, genitori, sindacati. Le scuole potranno poi coinvolgere altre realtà”.

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IL PROGETTO EDUCARE ALLE RELAZIONI