Nel contratto dei lavoratori della scuola esiste un articolo, di grande senso civico, che è intitolato “pari opportunità”. Nell’ art.11 del nostro CCNL 2006-2009 c’è scritto: “Al fine di consentire una reale parità uomini-donne, è istituito, presso il MIUR il Comitato pari opportunità con il compito di proporre misure adatte a creare effettive condizioni di pari opportunità, secondo i principi definiti dalla legge 10 aprile 1991, n. 125, con particolare riferimento all’art. 1. Il Comitato è costituito da una persona designata da ciascuna delle organizzazioni sindacali di comparto firmatarie del presente CCNL e da un pari numero di rappresentanti dell’amministrazione. Il presidente del Comitato è nominato dal Ministro dell’IUR e designa un vicepresidente. Per ogni componente effettivo è previsto un componente supplente”.
Quindi è utile sapere che esiste un organo ministeriale preposto a relazionare annualmente sulle condizioni delle lavoratrici della scuola, di cui deve essere data la massima pubblicizzazione. Invece se ne parla troppo poco e queste relazioni vengono poco pubblicizzate, nonostante esistano casi di molestie sessuali e di denigrazione verso il personale scolastico.
Alcuni di questi casi, con il coraggio delle vittime, sono denunciati e posti al pubblico ludibrio, ma tanti altri, per timori di vario genere, rimangono sommersi e non denunciati. Cosa si aspetta a creare all’interno delle scuole dei comitati di garanzia, volti a fare rispettare le aspettative dettate dall’art.11 del nostro contratto collettivo? Tra i compiti previsti dal contratto che dovrebbero essere assolti dal “comitato pari opportunità” , uno è particolarmente importante, si tratta promozione di iniziative volte ad attuare le direttive comunitarie per l’affermazione sul lavoro della pari dignità delle persone nonché a realizzare azioni positive, ai sensi della legge n. 125/1991.
Poiché in Italia siamo campioni nell’infrangere le direttive europee, bisognerebbe dedicare più attenzione anche verso il tema dell’affermazione delle pari opportunità, che troppo spesso sono disattese a causa di una organizzazione del lavoro troppo autoritaria e dispotica, volta a discriminare ed escludere. Il senso etimologico delle parole pari “parà” e opportunità “ poros” spiega che ogni lavoratore a prescindere dal genere o dagli orientamenti religiosi, politici o dalle appartenenze sindacali, dovrebbe avere le stesse agevolazioni nel cammino lavorativo, invece questo non accade e, purtroppo a volte non accade per detestabili motivi di genere.
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