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Università in carcere: nasce il Polo Universitario Sapienza

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E’ nato in questi giorni il Polo Universitario Penitenziario Sapienza, a seguito del protocollo d’intesa, approvato dal Senato Accademico romano lo scorso 4 novembre, che è stato sottoscritto dalla conferenza nazionale dei poli universitari, insieme al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. Sono state definite contestualmente le linee guida che verranno adottate da entrambe le istituzioni, per garantire ai detenuti il diritto allo studio, benché soggetti alla limitazione della libertà personale.

La rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni ha dichiarato che il polo rappresenta uno strumento efficace e diretto per attivare procedure che aprano le porte del sapere e dell’università, in un’ottica inclusiva e di Terza Missione, stimolando concreti percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale. Questo è per l’ateneo di Roma un altro passo nel corso di un impegno che Sapienza ha già assunto con diverse attività, tra cui le ricerche sull’architettura carceraria e le attività di collaborazione legate al Modulo per l’Affettività e la Maternità completato da poco presso la Casa Circondariale femminile di Rebibbia.

Percorsi formativi e detenzione

A dirigere il Polo sarà Pasquale Bronzo, delegato della rettrice, ricercatore di Diritto processuale penale alla facoltà di Giurisprudenza, che a sua volta ha detto si tratta di una scommessa, fare in modo cioè che la detenzione non sia un tempo sospeso, ma un periodo di autentica preparazione al rientro in società durante il quale possano intraprendere percorsi formativi anche di alto livello per acquisire o integrare il proprio capitale culturale.

I detenuti potranno conseguire titoli universitari e sono stati fissati alcuni punti chiave, tra cui la platea dei destinatari, il supporto per la gestione delle pratiche amministrative, l’orientamento allo studio, la didattica dedicata, l’utilizzo di materiale delle biblioteche e le attività le attività di placement e di collegamento con il mondo del lavoro.

Laurearsi in carcere: da Roma a Torino, da Sassari a Napoli

E compie 4 anni in questa settimana il Polo Universitario penitenziario della Federico II di Napoli, che nel corso del 2022 laureerà i suoi primi studenti; è possibile da pochi giorni anche fare il tirocinio curriculare per gli iscritti al corso in Scienze erboristiche per i detenuti del polo campano. A Torino si trova la più antica sede carceraria universitaria, che ha oltre 20 anni e in Sardegna è l’università di Sassari a svolgere il ruolo cardine nell’istruzione carceraria. Secondo la Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari (CNUPP) istituita dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) sono oltre 1000 gli studenti detenuti attualmente iscritti in Italia e tra loro il 10,5 % si trova in regime di esecuzione penale esterna e il 53,1% sconta una pena in carcere in circuiti di media sicurezza. La presenza femminile rappresenta il 6,2%. Le studentesse sono 64, quindi il 6,2% del totale degli studenti.