E scrivono direttamente al presidente del consiglio Renzi, non individuando nel ministro Stefania Giannini un interlocutore sufficientemente forte: “Scongelate gli avanzamenti fissi di stipendio o qui fermiamo tutte le università”.
“Non si può pensare di ridare fiducia a un paese senza valorizzare la formazione delle giovani generazioni e la ricerca scientifica.
L’università vive un profondo disagio per i tagli subiti negli ultimi anni e se con finanziamenti irrisori si sono avuti risultati notevoli e servizi ben superiori alle risorse impiegate è stato anche grazie ai nostri sacrifici”.
Gli scatti biennali sono fermi da quattro anni, governo Berlusconi, decreto d’urgenza. Dopo tre anni, il blocco è stato riproposto da parte del governo Letta anche per il 2014.
I prof d’ateneo, scrive Repubblica, s’infuriano quando scoprono che per altre categorie lo stipendio è tornato a correre: avvocati e procuratori dello Stato, agenti e funzionari di polizia, magistrati e recentemente il personale della scuola media superiore (recentemente in sede Aran, dove in verità si è solo fermata la caduta stipendiale, senza aggiungere altro).
Perché noi no?, si sono chiesti i docenti di università. Hanno firmato il documento di rivendicazione in cinquemila, “ma il numero continua a salire di giorno in giorno”. O si agisce entro quest’anno, riconoscendo a fini giuridici anche il triennio 2011-2013, o addio esami.
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