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Valorizzare le differenze

Con una lettera indirizzata al Ministro Tullio De Mauro, un nutrito gruppo di esperte della Commissione per il riordino dei cicli ha lanciato, nei giorni scorsi, un appello per segnalare storture e manchevolezze contenute nel documento di attuazione della riforma.
Secondo le firmatarie, il documento conclusivo della Commissione non risponde in modo adeguato alla “nuova consapevolezza dei ruoli sessuali e delle identità di genere" di cui aveva parlato De Mauro nella sua relazione al Parlamento.
Per attuare questo principio non bastano infatti le poche parole contenute nel capitolo "Valorizzazione delle differenze".
Né dovrebbe mancare, nel paragrafo "La formazione della cittadinanza", un chiaro ed esplicito riferimento ai diversi percorsi storici dei due generi in relazione alla cittadinanza.  E perché – suggeriscono le esperte – non inserire nel paragrafo "La valorizzazione delle differenze" un accenno al fatto che la scuola dovrebbe favorire il superamento degli stereotipi vecchi e nuovi legati al genere ?
Le critiche delle donne firmatarie dell’appello non risparmiano neppure i singoli ambiti disciplinari.
L’area storico-geografico-sociale rappresenta certamente un ambito privilegiato per far comprendere ai giovani che il termine “umanità” non può essere usato in modo indifferenziato rispetto al genere; lo stesso processo di ominizzazione dovrebbe essere affrontato in modo meno asettico: è bene non dimenticare – sottolineano le esperte – che nelle società cosiddette di cacciatori e raccoglitori, i raccoglitori erano appunto raccoglitrici e sono appunto loro che vanno considerate protagoniste della rivoluzione agricola e delle tecniche ad essa collegate.
E che dire dell’area linguistico-letteraria ?
“La stessa nascita del volgare italiano scritto – ricordano le esperte – si tratti di scritti religiosi o di poesie d’amore, porta il segno di un nuovo bisogno di comunicazione con le donne, che non sapevano il latino”.
Ma ci sono lacune vistose anche oltre l’orizzonte della storicità.
Nell’area corporeo-motoria, per esempio, il primo obiettivo dichiarato è "vivere il proprio corpo in modo consapevole", ma “va affermata – si legge nell’appello – la qualità sessuata di tale corpo”.
 E infine alle esperte della Commissione non piace proprio il fatto che nonostante il gran parlare che si fa sulle tematiche della sessualità nell’intero documento sulle indicazioni curricolari  sia del tutto assente qualsiasi riferimento alle problematiche della sessualità.  
“A tale carenza – si legge ancora nell’appello – corrisponde il silenzio, nell’area scientifica, di qualsiasi informazione sugli apparati e sulle modalità della riproduzione”.
E, anche se le esperte aprono il loro appello esprimendo un giudizio complessivamente positivo sulle innovazioni contenute nelle indicazioni curriculari, la loro presa di posizione crea un nuovo – e forse inaspettato – ostacolo sulla strada della riforma.

Reginaldo Palermo

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