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Valutazione educativa, cresce l’interesse dei docenti; due master dell’Università Roma Tre anche per imparare a valutare senza voti [INTERVISTA A CORSINI]

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Sul tema della valutazione, il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Roma organizza due master per docenti, dirigenti e quanti vogliano approfondire una questione sempre più decisiva.
Ne parliamo con il professore Cristiano Corsini, pedagogista, docente all’Univeristà di Roma 3, ideatore e direttore dei master.

Un master, anzi due, sulla valutazione educativa. È la proposta dell’Università di Roma Tre per questo inizio d’anno. Segno che, evidentemente, il tema suscita molto interesse. Perché secondo lei?

La valutazione educativa è una forma particolare di valutazione. È una valutazione che viene concepita e usata come strumento di miglioramento dell’insegnamento e dell’apprendimento. Per fare questo motivo, la valutazione educativa rinuncia a basarsi sul voto.
In effetti a me pare che nel corso degli ultimi anni stiano venendo alla luce diverse esperienze di valutazione educativa. Esperienze di singoli docenti o di gruppi di docenti che prima agivano in maniera “sotterranea” e isolata. È difficile dire perché ci sia tanto interesse… potrebbe essere una moda passeggera, oppure questo interesse potrebbe essere legato a esigenze che oggi vengono avvertite maggiormente che in passato.

A quali esigenze si riferisce?

All’esigenza di riscoprire il piacere dell’insegnamento, per esempio. O anche all’esigenza di uscire dall’incubo di una valutazione vissuta come prassi burocratica che classifica ogni studente. Poi ci sono i bisogni di chi apprende: molte scuole e molti docenti si stanno rendendo conto che al mal di scuola patito da molti adolescenti ci sono dei rimedi, si rendono conto che per apprendere meglio non è affatto necessario usare la valutazione come arma che dispensa premi e punizioni.
Insomma, più che chiedersi perché c’è tanto interesse per la valutazione adesso forse avrebbe senso chiedersi perché ce ne fosse poco prima!

I master saranno due; che differenza c’è fra le due proposte?

Il master a distanza di primo livello in Valutazione educativa e formativa per il miglioramento dei processi di insegnamento e apprendimento si concentra sulle basi teoriche e metodologiche della valutazione educativa. Lo scorso anno è stata la prima edizione e ha avuto un successo travolgente, docenti e dirigenti si sono iscritti in massa… Abbiamo dovuto chiedere una deroga sul numero di iscrizioni perché dopo poche settimane avevamo già superato il limite delle 100 richieste.
In queste settimane stiamo leggendo le relazioni finali scritte da corsiste e corsisti e personalmente sto imparando molto. Si tratta di riflessioni che dimostrano come il ragionamento sul perché della valutazione possa spingere scuole, docenti e studenti a modificare radicalmente il proprio modo di vivere la scuola.

E quindi avete pensato ad attività di approfondimento?

Direi che il successo del master di primo livello ci ha portato a riflettere su esigenze più specifiche. Abbiamo così deciso di organizzare anche un master di secondo livello per andare maggiormente incontro alle esigenze concrete di docenti che, oltre ad approfondire le basi teoriche e metodologiche della valutazione educativa, vogliono lavorare su un suo aspetto specifico, ovvero la formulazione di riscontri descrittivi. Infatti, senza valutazione descrittiva non può esserci valutazione educativa. Per questo abbiamo progettato il master a distanza di secondo livello in Valutazione descrittiva. Avrà un taglio più operativo, ci si confronterà con figure esperte nelle diverse didattiche disciplinari.

Quello della valutazione è un tema complesso: sta all’incrocio fra la pedagogia e la docimologia; per occuparsene seriamente ci vogliono riferimenti pedagogici ma anche strumenti tecnico-statistici precisi. Il vostro master fornirà strumenti di lavoro in queste due direzioni?

Facciamo una premessa.
Chi capisce solo di valutazione non capisce nulla di valutazione. La valutazione è una cosa troppo importante per essere lasciata a gente che si definisce esperta di valutazione.
Questa scelta “tecnicistica” la stiamo pagando a caro prezzo. Per esempio, da qualche anno la comunità accademica che si ritiene competente in ambito valutativo sta dando – complessivamente – una pessima prova di sé, dato che per incompetenza o per ignavia non esprime alcun parere critico su scelte politiche che sono indifendibili dal punto di vista scientifico e pedagogico.
Credo che sia più dignitoso fare scelte diverse, scelte più oneste, competenti e coraggiose.
I nostri master si avvalgono dell’intervento di esperti di didattica e di docimologia (un nome su tutti: Benedetto Vertecchi), dell’uso di indicatori statistici, ma anche di sociologia, disabilità, filosofia, linguistica, storia della scuola, diritto. Ci sono interventi di docenti, dirigenti, esperti disciplinari.

Non le sembra di essere un po’ ingeneroso nei confronti dell’ “Accademia”?

Stiamo ai fatti: difendere il proprio orticello porta forse qualche briciola di potere, ma senza uno sguardo ad ampio raggio si rischia di dimenticare che la valutazione è una faccenda che mette assieme valori e prassi. Se non facciamo i conti con questo, ci illudiamo che sia sufficiente fare qualche calcolo statistico o che basti proporre una stucchevole retorica sui valori per valutare in maniera dignitosa. Non è così che stanno le cose, e questo discorso vale sia a livello di sistema sia nelle singole aule scolastiche e universitarie.

Non da oggi lei sostiene che quello della valutazione è un tema con risvolti sociali e politici rilevanti. Perché?

Per tanti motivi. Per esempio, perché la valutazione è una forma di gestione del potere. Quando valutiamo gestiamo un potere, le nostre valutazioni impattano sul futuro di altre persone. E allora piuttosto che negare l’evidenza dicendo che non gestiamo alcun potere faremmo meglio a condividere il nostro potere. È necessario prestare ascolto e conferire potere a studenti che troppo spesso sono oggetti passivi di valutazione. La valutazione è una faccenda politica perché lo è anche l’insegnamento. Si insegna per asservire o per liberare e si valuta per riprodurre o per trasformare, meglio esserne consapevoli.

Domanda inevitabile: nei due master si “imparerà” anche a valutare senza l’uso dei voti?

Certamente! I due master rifletteranno sulla storia e sulla funzione dei voti. D’altro canto, la scelta di basare sul voto la valutazione in itinere è tipica della valutazione diseducativa e noi, occupandoci di valutazione educativa, ragioneremo su modi più intelligenti per valutare.

Quando inizieranno le lezioni? Le iscrizioni sono ancora aperte?

I master cominceranno a marzo, mentre il 31 gennaio scadono i termini per le prenotazioni, le informazioni si trovano su in un sito che abbiamo realizzato appositamente.
Noi non vediamo l’ora di iniziare!