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Vecchioni su Geolier: ha cantato una canzone non semplice, c’è invidia verso Napoli. Cottarelli? Non ha capito niente

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Da giorni ci sono polemiche nei confronti del cantante napoletano Geolier, idolo dei giovanissimi, arrivato secondo al Festival di Sanremo 2024. Il rapper, originario di Secondigliano, è stato criticato già prima di calcare il palco dell’Ariston, poi per aver vinto la serata cover e in seguito anche per essere stato invitato all’Università Federico II.

Proprio questo invito non è stato gradito dall’economista Carlo Cottarelli. A difendere il giovane è stato invece il cantante ed ex docente Roberto Vecchioni, ospite fisso di “In Altre Parole“, su La7. Ecco cosa ha detto, come riporta La Repubblica: “Geolier ha cantato una canzone non semplice, ‘ognuno va per la sua strada perché pur amandoci non ci capiamo’ dice il testo. Non è un tema facile”.

“L’avversità verso il Sud, verso Napoli, sì un po’ c’è anche di quello, secondo me c’è dell’invidia perché Napoli è un regno dal 1200, quando altrove si pascolavano capre. Napoli è una delle città più immense del mondo, ha inventato la musica, ha inventato questo modo di esprimersi. Napoli è una città provvisoria, è sotto un vulcano, quindi ogni giorno è una vita. Può succedere di tutto, ha avuto tutte le dominazioni, possibili e immaginabili, potevano morire da un giorno all’altro, e invece sono diventati napoletani, fortissimi, eccezionali, fantasiosi meravigliosi e fanno conoscere l’Italia. Io amo Napoli”, ha aggiunto.

Geolier all’Università Federico II, il motivo dell’invito

Ecco le parole del rettore, come riporta La Repubblica: “Lo abbiamo invitato a farci visita alla nostra radio di ateneo e aspettiamo che accetti l’invito per poi costruire l’evento. – spiega – Immaginiamo un dibattito con i giovani, magari con altri talenti che non hanno ancora raggiunto la sua esposizione, ma anche con i docenti, in particolare quelli che si occupano dell’Osservatorio Giovani. Abbiamo scelto Geolier perché è, innanzitutto, un artista bravo e di talento ed è un esempio che anche in situazioni difficili talento e impegno consentono di ottenere grandi risultati. Poi lui negli anni ha saputo anche lanciare dei messaggi positivi ai giovani, fare da ponte con loro, soffermarsi su temi importanti, come hanno fatto d’altronde, anche da altri artisti sul palco di Sanremo. Se guardiamo i titoli delle canzoni che hanno ottenuto maggiore riscontro, parlano delle difficoltà e delle aspettative dei giovani, che abbiamo il dovere di ascoltare”.

“Con Geolier – prosegue Lorito – vogliamo affrontare temi come la povertà educativa, in particolar modo nelle periferie, e immaginare come la cultura possa essere ancora più inclusiva. Va detto che metà degli iscritti alla nostra università è nella cosiddetta ‘no tax area’, per via del reddito. Nell’evento che immaginiamo con Geolier vogliamo, inoltre, parlare di educazione a 360 gradi, un processo che si traduca non solo in corsi di laurea, ma anche in corsi di perfezionamento e di orientamento. Immaginiamo che Geolier possa aiutarci, così come hanno già fatto Salvatore Esposito, ma anche Luciano Spalletti, oggi commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, che hanno raccontato come siano importanti impegno e fatica per raggiungere i risultati. A noi non interessa la competizione, ma far capire ai nostri ragazzi che con impegno può emergere il loro talento. E valorizzare i talenti dei giovani è la missione principale della nostra università”.

“Le polemiche potenziali non ci preoccupano. – taglia corto il rettore – Noi invitiamo Geolier non per premiarlo, ma per confrontarci con lui, farci raccontare la sua storia. C’è sempre chi non è d’accordo e l’università deve aprirsi anche al pensiero di chi non la pensa come noi. E d’altronde ci sono state polemiche anche quando abbiamo conferito la laurea post mortem a personaggi come Totò e Massimo Troisi. Geolier è senz’altro un personaggio iconico, tanto più per chi voglia essere inclusivo. E in Italia, dove abbiamo la più bassa percentuale di laureati dell’intera Europa, l’università deve essere sempre più inclusiva”.

Ecco la risposta di Cottarelli, come riporta Il Corriere della Sera: “Sarò retrogrado ma non capisco perché l’università di Napoli abbia invitato Geolier a tenere una lezione nell’Ateneo partenopeo. Tutti quelli che arrivano secondi a Sanremo dovrebbero tenere lezioni all’università? Bene faceva Edoardo Bennato a cantare ‘sono solo canzonette’”. 

Proprio a queste affermazioni Vecchioni ha replicato: “Questo non ha capito niente perché Bennato era ironico quando cantava ‘Sono solo canzonette’, non ha capito niente”.

Geolier e la lingua napoletana

Lo scrittore Maurizio de Giovanni, come riporta Il Corriere della Sera, ha commentato durissimo la canzone del 23enne: “È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. È un patrimonio comune, ha un suono meraviglioso, unisce il maschile e il femminile come fa l’amore. Non merita questo strazio. P.S. Basta chiamare qualcuno e farsi aiutare. Un po’ di umiltà. Non c’è da parte mia alcun giudizio sull’artista, il suo valore musicale o il suo successo che peraltro gli auguro con tutto il cuore da conterraneo e tifoso di ogni espressione positiva del territorio. Il napoletano è una lingua, ha una sua scrittura e questa ha diritto al rispetto. Chiaro, adesso? P.P.P.S. Qui non si tratta di scomodare Di Giacomo, Viviani o De Filippo. Andate a vedere la scrittura dei testi di Pino Daniele. Sono tutti disponibili in rete. Guardate come sono scritti”.

Ad insorgere, addirittura, con una nota ufficiale, il Movimento Neoborbonico, che spinge per insegnare il dialetto napoletano a scuola: “Il testo pubblicato era a tratti indecifrabile e abbiamo inviato il testo corretto in lingua napoletana alla casa discografica milanese di Geolier. Il rapper è un giovane che sta portando la nostra cultura in giro per il mondo e non è colpa sua se nelle scuole non si insegna il napoletano, a differenza di quanto accade in altre regioni e come da tanti anni richiedono i neoborbonici. La nostra, però, è una lingua con le sue regole e la sua grande tradizione, da Basile a Di Giacomo, da Eduardo a Pino Daniele e per questo non potevamo tirarci indietro. È comunque significativo e importante ritornare a cantare in lingua napoletana a Sanremo e diffondere la nostra lingua tra i giovani”.