I lettori ci scrivono

Verso una pedagogia di taglio aziendalistico?

In questi giorni si sta accelerando nella trasformazione, già in atto da tempo, della pedagogia in indottrinamento aziendalistico, mezzo di affermazione di sé e di potere.

Mettere sotto il proprio controllo la “formazione” degli insegnanti senza sapere nulla della scuola, pensando di poterla basare su quattro formulette, come se l’esperienza degli insegnanti non esistesse e si partisse da una tabula rasa, sarà devastante ma può appagare qualche baroncino universitario e qualche burocrate pronto a fare carriera nella cosiddetta “Scuola di alta formazione”. E come in ogni progetto totalitario, si utilizza gente abbastanza ignorante e ambiziosa che faccia funzionare il meccanismo. 
Crediamo che gli autentici pedagogisti siano molto allarmati da ciò che sta accadendo.

La pedagogia NON È potere; e l’ambizione da parte di detentori di cattedre per oscuri motivi di allargare a dismisura il proprio spazio per via politica e di porre come disciplina-guida assoluta nelle scuola una para-pedagogia burocratica e banalizzata, delle griglie e delle formule, sovrapposta alla realtà viva della scuola, rappresenta un grande pericolo per la stessa libertà della pedagogia, che non è formule ma disciplina aperta al pensiero: come si vede in questi giorni, la “pedagogia” che appare strumentalmente nelle parole di Bianchi, di Aprea o di gente simile, viene messa al servizio dello smantellamento della scuola della conoscenza e dell’istruzione per tutti, del suo asservimento all’economia, del suo definitivo depotenziamento per via burocratica, con la collaborazione dei furbi, dei mediocri e dei servi sciocchi.

Se finora la disciplina guida nelle scuole era stata la storia, questo cambio di paradigma presenta un ulteriore pericolo. L’impianto storicistico della scuola italiana, pur con tutti i suoi limiti, aveva un vantaggio: portava con sé la relativizzazione del presente attraverso la consapevolezza della profondità del passato.

Ora, invece, si tende ad assolutizzare mode, formulette, idee parziali, e a porli come Verità.

Quando si parla di pedagogia, si parla di UNA pedagogia, quella più utile ai padroni del momento, con l’illusione che non ci sia stato niente di diverso nel passato e non ci possa essere niente di diverso nel futuro. Un incubo orwelliano e profondamente anticulturale.


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