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Via tutti i genitori dalla scuola? Giuliani a Radio Cusano: idea folle, dialogo necessario

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“I consigli del professore Ernesto Galli della Loggia sembrano appartenere ad un’altra epoca, precedente ai decreti delegati del 1974: su alcuni punti si potrebbe anche avviare un confronto, ma altri risultano inapplicabili nelle scuole del 2018. Due, in particolare: quello di prendere come esempio di scuola vincente il Giappone, dove l’istruzione pubblica viene intesa come una selezione darwiniana; ma, soprattutto, come si fa a pensare di eliminare la presenza dei genitori a scuola, dal momento che senza il loro supporto ai valori scolastici e di crescita è scientificamente provato che gli studenti rendono meno e nei casi difficili abbandonano precocemente gli studi?”. A dirlo è stato il nostro direttore responsabile, Alessandro Giuliani, nel corso di un intervento in diretta a Radio Cusano, durante il quale si commentavano le indicazioni fornite dal professore Ernesto Galli della Loggia, dalle pagine del Corriere della Sera, al neo ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.

Il modello da seguire è quello finlandese, non il giapponese

“La scuola – ha detto il nostro direttore – è per definizione, per dirla alla don Milani, il luogo formativo dove non si può lasciare indietro nessuno. Pensare ad un modello competitivo esasperato, come quello nipponico, dove gli allievi più fragili si ritrovano emotivamente esclusi dal sistema educativo, arrivando a compiere gesti estremi, appare del tutto fuori luogo”.

Ma quale Paese, allora, si sarebbe potuto prendere come esempio positivo? “La Finlandia – replica Giuliani – dove l’alto grado di tecnologie applicate alla didattica e il considerevole investimento dello Stato fanno delle scuole dei luoghi di crescita sicura e senza traumi”.

Famiglie fuori dalla scuola, gli alunni più fragili sarebbero danneggiati

Giuliani ha quindi detto la sua sull’auspicio dell’accademico Galli della Loggia di andare a cancellare “ogni misura legislativa o regolamentare che preveda un qualunque ruolo delle famiglie o di loro rappresentanze nell’istituzione scolastica”: per il giornalista, si tratta di “una mera provocazione, perché è impossibile pensare di riuscire nell’obiettivo formativo senza avere il consenso di chi plasma le idee e i valori delle nuove generazioni. Nella scuola moderna e dell’autonomia i genitori costituiscono un asse portante, con il dialogo scuola-famiglia considerato una sorta di linfa vitale, validata dalla loro presenze nei consigli di classi e d’istituto, oltre che dai ‘patti’ di co-partecipazione sottoscritti all’inizio di ogni percorso scolastico”.

“È assodato che gli alunni con maggiori difficoltà sono quelli con famiglie che spesso non frequentano gli istituti scolastici dei loro figli, nemmeno quando convocati, e risultano sopraffatti da difficoltà di vario tipo: in questi casi, il tasso di abbandono precoce dei banchi di scuola è altissimo, può superare il 40%, altro che il 10% massimo indicato da Lisbona più di tre lustri fa”.

“Il prezzo da pagare”

“Se fosse possibile – ha continuato il nostro direttore – sarebbe piuttosto utile aprire le scuole il pomeriggio e la sera alle famiglie, per trasmettere loro i vantaggi, individuali e sociali, derivanti da un percorso di studi completato e con risultati soddisfacenti. Certamente, ci sono genitori che possono portare problemi o polemiche, ma in un ambito regolamentato lasciano il tempo che trovano. E comunque possiamo anche considerarlo come il prezzo da pagare per il bene dei loro figli”.

“Pensare di estromettere dalle nostre scuole il corpo genitoriale, significherebbe invece chiudere sul nascere qualsiasi tentativo di affrancazione delle nuove generazioni da certe realtà territoriali dove sono confinati. È assodato, ripeto, che gli insegnanti da soli – ha concluso Giuliani – non ce la possono fare a raggiungere la mission educativa”.