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Violenza a scuola, un fenomeno in crescita a livello globale: il caso messicano

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La crisi sociale prodotta dalle varie contrazioni dell’economia su vasta scala in termini sia di consumi che di offerta di posti di lavoro ha prodotto, oltre all’aumento della povertà sempre più generalizzato, la risposta delle fasce deboli – costituite da numerosi giovani – con l’attuazione di strategie di violenza nei luoghi pubblici, commettendo spesso piccoli reati affini alla microcriminalità.

La scuola, ambiente sociale e dinamico per eccellenza, non risulta esente da tali svolgimenti; in alcune occasioni ne risulta la triste apripista, con docenti aggrediti per un votaccio, con barbaro danneggiamento degli ambienti comuni e pericolosi atti di bullismo a danno degli alunni più deboli e indifesi, specie negli ultimi anni. L’epoca COVID e le relative misure sanitarie hanno indotto un accumulo potenziale di stress, ansie e problematiche la cui più diretta forma di espressione è la violenza fisica e verbale. Valutiamo assieme come questa si esprime e quali sono i metodi per contrastarla per exempla.

Messico: raddoppiati i casi di violenza nell’ultimo biennio

Nell’anno successivo all’inizio della pandemia di COVID-19, l’Unione nazionale degli operatori educativi (SNTE), il più grande sindacato degli insegnanti del Messico, ha stimato che dal 40 al 50% delle scuole della nazione avevano subito rapine o atti di vandalismo. Insegnanti e sostenitori dell’istruzione affermano che l’aumento del rischio deve ancora diminuire. E temono che la continua minaccia di furto possa esacerbare i regressi nel campo dell’istruzione causati dalla pandemia. 

“Non siamo potuti tornare a scuola per due anni, quindi abbiamo fatto lezioni online, e ora il 35% dei bambini non sa leggere”, ha dichiarato un docente ai microfoni di Al-Jazeera. La pandemia di COVID-19 ha provocato battute d’arresto a livello educativo, tra cui punteggi inferiori in lettura. Fernando Ruíz, un investigatore di Mexicanos Primero, un’organizzazione no-profit coinvolta nel miglioramento del sistema educativo pubblico messicano, ha detto ad Al Jazeera che le rapine nelle scuole sono continuate per tutto il 2023 a livelli elevati, colpendo 11.000 scuole con cui la sua organizzazione ha lavorato lo scorso autunno.

Povertà ed interventi

Il danno può finire con la chiusura delle strutture educative a tempo indeterminato, ha aggiunto l’esperto. “Ci sono scuole che rimangono praticamente abbandonate”. Ruíz e altri sostenitori sospettano che il numero di scuole colpite sia probabilmente molto più alto. Ma il governo messicano non raccoglie dati sull’argomento dal 2022. In una conferenza stampa nel luglio 2023, Daniel Covarrubias Lopez, segretario generale della SNTE, ha rimarcato la frequenza delle rapine nelle scuole dicendo: “Questo è il nostro pane quotidiano”. 

A metà della pandemia, la scuola è riuscita a raccogliere fondi dalle sovvenzioni statali, che le hanno consentito di effettuare le riparazioni minime necessarie. Le statistiche governative più recenti, del 2022, indicano che il 43,5% della popolazione messicana è alle prese con la povertà.  Poco più del 7% – ovvero 9,1 milioni di persone – si trovano ad affrontare una povertà estrema. Non si sono pianificate al momento strategie utili per il contrasto della violenza in classe, ma solo dei meri deterrenti: maggiore sicurezza e scarse risorse educative. Anche in Italia la situazione sta sfuggendo di mano; a seguito delle recenti aggressioni subite dal personale docente, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara ha confermato un trend di escalation media di tre casi gravi mensili.