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Violenza sulle donne, la famiglia può fare di più della scuola: per la ministra Roccella “l’educazione inizia da lì”

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“La scuola è un’agenzia educativa fondamentale, attraverso la scuola si può fare moltissimo, ma la scuola non può sostituire la famiglia”: tiene a precisarlo la ministra della Famiglia, Natalità e Pari Opportunità, Eugenia Roccella.

Intervenuta a Atreju, a proposti della sulla violenza sulle donne, la ministra ha tenuto a dire che “l’educazione inizia dalla famiglia perché è lì che c’è quel rapporto di fiducia e di amore, la relazione fondamentale su cui poi ognuno di noi si forma. Ognuno di noi è figlio di un uomo e di una donna e attraverso il rapporto con la mamma e il papà forma la sua personalità”.

E ancora: “il punto è che troppi uomini oggi ancora, in proporzione pochi, ma troppi per i danni che poi producono, troppi uomini ancora non hanno digerito in realtà il percorso di conquiste di libertà che hanno fatto le donne in tutti questi anni”.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è detta Anna Paola Concia, coordinatrice del comitato organizzatore di Didacta Italia: come abbiamo già scritto, secondo Concia “sicuramente la famiglia è fondamentale. La scuola non si sostituisce alla famiglia ma la scuola collabora con la famiglia, quindi nessuno voleva sostituirla nell’educazione all’affettività”.

E ancora: “La scuola come la famiglia non è un mondo fuori dal mondo, è al suo interno e quindi ritengo che non sia sbagliato lavorare all’educazione all’affettività all’interno della scuola”.
“Il ministro Valditara sta lavorando da mesi a questo progetto che prevedeva 30 ore facoltative. Ci si è scagliati contro il fatto che sono facoltative. L’anno scolastico è iniziato ed esiste l’autonomia scolastica, le scuole avrebbero scelto di partecipare al progetto sempre rispettando la loro autonomia”.

Concia ha sottolineato che per questo progetto “il ruolo fondamentale ce l’hanno gli insegnanti, perché segnalo sommessamente che a scuola insegnano gli insegnanti non Paola Concia”.

Tali insegnanti “avrebbero dovuto costruire all’interno della loro classe dei gruppi di discussione tra ragazzi e ragazze delle scuole superiori che facessero una riflessione sullo stato delle relazioni tra ragazzi e ragazze, tra uomini e donne, alla luce anche degli episodi di violenza, ma che partisse da un dato e una mission: la lotta alla violenza sulle donne e alle discriminazioni. Parlo al presente perché mi auguro che questo progetto possa andare avanti”, ha concluso.