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Voce ai docenti: sondaggio sulla prima settimana in presenza

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Il Movimento Docenti Licei e Istituti Superiori Romani ha proposto un sondaggio sulle criticità della Didattica Digitale Integrata agli insegnanti rientrati in aula. Al sondaggio hanno partecipato 227 docenti. Questa la riflessione del Movimento:

Il primo elemento che emerge dal sondaggio è che l’82% delle scuole fornisce ai docenti un device per la didattica in presenza, ma nel 58% dei casi la qualità della connessione nell’edificio scolastico risulta inadeguata. C’è dunque da una parte un non esiguo numero di docenti (il 17%) che non può contare su un device nella propria scuola e dall’altra una consistente percentuale di loro che ha problemi tecnici nello svolgimento dell’attività didattica da scuola.

Il secondo elemento che il sondaggio ha voluto far emergere è la modalità organizzativa che i Dirigenti Scolastici hanno dato alle proprie scuole, tenendo conto delle norme prescrittive dell’ultimo DPCM, ovvero organizzare le lezioni facendo in modo che almeno il 50% degli studenti fosse in presenza insieme ai docenti nelle classi. I modelli organizzativi sono due: il 50% riferito all’intera popolazione scolastica di una scuola oppure il 50% riferito al numero degli studenti in una classe. Le conseguenze dalla scelta di un modello rispetto all’altro condizionano fortemente le scelte didattiche, la programmazione delle lezioni, la modalità tecnica, la modalità della spiegazione, la natura delle verifiche. Dal sondaggio si evince che nel 61% delle scuole i docenti lavorano avendo le classi dimidiate per cui il 50% degli alunni segue le attività didattiche a distanza, connesso da casa, e la restante metà segue le lezioni in classe. Questa modalità mista determina forti criticità nell’azione didattica: si parte dalla scarsa qualità della connessione e si prosegue – sulla base delle numerosissime osservazioni dei docenti del Movimento su questo tema – rilevando la difficoltà di fare lezione rivolgendo la medesima qualità di attenzione al gruppo degli alunni in presenza e al gruppo degli alunni collegato a distanza. Questo elemento esalta la disparità fra scuole con maggiori e minori risorse in termini di spazi adeguati alle norme di sicurezza. Determina inoltre difficoltà per i docenti nell’allineare continuamente dentro le proprie classi la modalità didattica e richiede loro un riadattamento continuo della programmazione, rendendo molto difficile una azione didattica efficace.

Un terzo dato che si evince dal sondaggio è che il 76% dei docenti non si sente sicuro nella propria scuola. E ciò nonostante a scuola sia presente solo il 50% degli studenti. Quali sono i motivi? Per tentare di interpretare i dati possiamo guardare alle risposte riferite alle emozioni provate dai singoli. Tra i sentimenti proposti dal sondaggio tre afferiscono alla sfera del disagio e del malessere, o comunque dell’inquietudine (paura, rabbia, smarrimento), mentre le restanti tre alla sfera della positività, della fiducia e della serenità (entusiasmo, fiducia e sollievo). Ebbene le sensazioni provate in netta prevalenza dai docenti ricadono nella sfera della paura, che rappresenta il sentire prevalente, associata alla rabbia e al senso di smarrimento. Molti di meno sono coloro che hanno affermato di provare emozioni positive.

Perché prevalgono insicurezza e paura? I docenti nei numerosi commenti presenti sulla pagina Facebook del Movimento hanno evidenziato l’inadeguatezza di locali e spazi nei quali non è possibile rispettare la distanza di sicurezza; la mancanza di una corretta aerazione, ottenibile solo tenendo le finestre aperte al freddo pungente; il timore associato alla necessità di far mangiare i ragazzi in classe, visto che un 40% di loro entra alle dieci e esce alle 15.00, se non più tardi. A ciò si associa l’aumento effettivo dei contagi nel Lazio, con la diffusione della variante inglese del virus e il passaggio della regione Lazio a zona arancione proprio nel momento in cui i docenti e la popolazione scolastica degli Istituti Superiori si accingevano a ritornano in presenza a scuola. A molti è parso un paradosso che, mentre la regione Lazio era zona gialla, le scuole superiori fossero in Dad al 100% e, quando la regione è passata in zona arancione, si sono riaperte le scuole in DDI al 50%. Inoltre a Roma e provincia è ormai radicata, dopo anni di inefficienza, una scarsa fiducia nei mezzi del trasporto pubblico e molte sono le perplessità circa un effettivo potenziamento e miglioramento del servizio. Infine a gettare acqua sul fuoco concorrono i pareri di esperti autorevoli che sconsigliano vivamente l’apertura delle scuole.

Alla paura si associa spesso la rabbia e la sensazione di essere mandati allo sbaraglio, anche perché, dopo qualche apertura che aveva fatto sperare, si allontana la possibilità di rendere disponibile in tempi brevi la vaccinazione per tutto il personale scolastico. Legata all’incertezza, alle false partenze, all’impossibilità di pianificare il proprio lavoro didattico in uno scenario così mutevole è la sensazione di smarrimento che provano in tanti.

Occorre però anche sottolineare che un numero non esiguo di docenti ha affermato di aver provato entusiasmo nel tornare in classe, a testimonianza di una volontà di ritorno alla normalità, per quanto possibile, nonostante tutto.
Tutti gli elementi posti in luce finora, che lasciano emergere un complesso quadro di criticità, seppur con significative eccezioni, determinano il fatto che il 77% di coloro che hanno risposto al sondaggio preferirebbe tornare alla didattica a distanza.

Movimento Docenti Licei e Istituti Superiori Romani