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Voto di condotta per ridare autorevolezza alla scuola e ai docenti: soluzione semplice per problemi complessi e difficili

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Il disegno di legge per la riforma del voto di condotta sta particolarmente a cuore al Governo che è del tutto convinto che grazie alle misure previste si riuscirà a contenere, se non addirittura ad eliminare, i sempre più frequenti episodi di violenza nei confronti dei docenti a cui si sta assistendo un po’ dovunque.

Proprio in queste ore la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti ha sottolineato che il Governo si sta muovendo “per dare autorevolezza alla scuola, in generale, e agli studenti e al personale scolastico, in particolare”.
“Manca questa autorevolezza – ha aggiunto – per lo scollamento fra famiglie e scuola. E infatti vediamo molte volte i genitori schierarsi dalla parte dei loro figli anche quando questo non sarebbe giusto”.
Uno degli strumenti a cui l’esecutivo intende fare riferimento è proprio il voto di condotta che, ha detto ancora la sottosegretaria, “andrà a incidere sul voto finale della maturità qualora negli ultimi tre anni della scuola superiore ci sarà un voto in condotta molto negativo”.

Parole che riprendono le dichiarazioni del ministro Valditara: “Dobbiamo approvare rapidamente il disegno di legge sulla condotta: chi sbaglia deve essere sanzionato, essere messo di fronte alle proprie responsabilità”.

Intanto alla Commissione Cultura del Senato va avanti l’esame del disegno di legge.
Il fatto è che già nel corso delle audizioni svoltesi nelle settimane scorse era emerso abbastanza chiaramente che le misure sanzionatorie previste dal provvedimento, se non accompagnate da altri interventi, potranno provocare l’interruzione della relazione educativa, senza che peraltro si affrontino le effettive cause del disagio scolastico.
Disagio che appare sempre diffuso e più esteso e che, per essere affrontato seriamente, richiederebbe una analisi accurata che possa entrare nel merito delle cause e dei contesti nei quali si presenta.

Un approccio del genere, però, avrebbe bisogno di tempi distesi e dovrebbe ispirarsi ai metodi della ricerca sociale.
Metodi che, ovviamente, non sono per nulla compatibili con le esigenze della politica che ha bisogno, al contrario, di tempi rapidi e di soluzioni semplici anche quando i problemi sono complessi e difficili.
Oltretutto ci sembra che il ddl in corso di approvazione si ispiri anche a criteri e principi molto diversi rispetto al ben noto progetto di “educazione alla affettività” di cui molto si era parlato nei mesi scorsi e che – a sentire il Ministro – avrebbe potuto contribuire in modo decisivo al miglioramento delle relazioni all’interno delle scuole.
Insomma, come recita un tormentone sanremese, facciamo “un passo avanti e uno indietro, di nuovo sotto un treno”.