Home I lettori ci scrivono Pietre d’inciampo a scuola, per non dimenticare

Pietre d’inciampo a scuola, per non dimenticare

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Il 27 gennaio, presso la nostra Scuola, l’IC Mozart di Roma, abbiamo trovato un inciampo su questa strada dritta dritta che porta all’annientamento ed abbiamo capito che un inciampo può essere una grande risorsa.

Abbiamo seguito le ali di una farfalla che vola sopra il filo spinato ed inventato un’altra storia, di libertà.

Tanta voglia di concentrazione in aula, tante penne, tanto oro. Accanto ad ognuno, sul banco, una piccola pietra d’inciampo disegnata in formato 10X10 su cartoncino e poche informazioni scritte in nero: il nome del deportato, la data di arresto, quella di morte.

L’artista tedesco, Gunter Demnig, ha voluto ricordare la Shoah così: con queste piccole opere disseminate in tutta Europa. Sampietrini posti davanti alle abitazioni dei deportati, ricoperti da un’insolita lamina di ottone su cui è impresso il loro nome, la data di arresto e di morte. Le Stolpersteine, delle pietre su cui inciampare.

Oggi, presso la nostra Scuola, abbiamo provato a riprodurne una. A mano, con della carta dorata, ed ognuno ha scelto la sua, grazie alla precisa mappatura disponibile in rete.

Mettersi accanto questa pietra, affezionarsi a questo cartoncino e portarlo con sé, al riparo dalle intemperie è stato per loro semplice. Per entrare in quella vita c’ è voluto di più, ma ne è valsa la pena!

Il salto è stato grande quanto la sfida: raccontare una storia diversa, trovare un bivio, una strada alternativa che salvi queste anime poco prima dell’ arresto, che le sottragga ad una morte certa e le porti al riparo per sempre. Inventare per ognuna di queste vite, racchiuse in una pietra, un altro epilogo, riscriverne il destino, reiventarlo.

Come?

Grazie alla scrittura e all’immaginazione. Credendo che una mano amica, un aiuto, un sostegno fraterno e decisivo abbia saputo salvarli correggendo un ingiusto destino.

Forse questo noi possiamo: combattere l’indifferenza, soprattutto la nostra. Perché esercitarsi all’empatia è già un primo passo per non ricadere nella trappola. Ce lo ricorda a chiare lettere la parola INDIFFERENZA che campeggia al binario 21 della stazione centrale di Milano.

Cosa ci rimane di questo percorso?

Le ore passate insieme, la condivisione del materiale, una pietra d’inciampo di carta insieme ad una pagina che vuole reinventare un finale diverso. La magia della scrittura, la pazienza dell’empatia.

Il 27 gennaio dissemineremo queste pietre di carta per terra, lungo i corridoi della nostra Scuola, le lasceremo in compagnia di un destino diverso che abbiamo scritto per loro. Ci godremo l’esperimento.

 Speriamo che qualcuno possa inciamparci contro e averne cura proprio come ne abbiamo avuta noi.

Giovanni Cogliandro

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