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La gita didattica deve diventare un premio per lo studente che si comporta bene

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Leggo l’articolo della Tecnica della Scuola in cui si parla di “compensi o rimborsi bassi” per i docenti che accompagnano in gita gli studenti… ho lavorato in una ventina di scuole diverse e in tutte queste i compensi/rimborsi non sono bassi, sono proprio inesistenti!

Non è previsto alcunché per chi accompagna i ragazzi, non solo, nemmeno per tutto il lavoro che c’è PRIMA della gita: il progetto, da presentare in collegio docenti, le innumerevoli mail con chi propone le attività, con gli alberghi, con le compagnie di pullman o di treno, le litigate perché le cose non vanno mai tutte lisce e quindi all’ultimo bisogna inventarsi qualcosa, e poi i fogli con l’autorizzazione da far firmare ai genitori, e almeno la metà di questi sono da rincorrere perché non si ricordano mai – personalmente lascerei i loro rampolli a scuola, portando solo i figli di chi si è ricordato di firmare, ma a quanto pare la scuola non ha più il dovere di insegnare concetti come responsabilità e rispetto e quindi si concedono mille proroghe ai distrattoni di ogni età – e dopo tutto questo, c’è ancora l’aspetto già sottolineato della RESPONSABILITA’ PENALE che i docenti devono assumersi per ogni cavolata fatta dai ragazzini, visto che i genitori un po’ di sale in zucca non sono riusciti a mettergli.

Io non mi stupisco che ci siano meno insegnanti che accompagnano, mi stupisco che ce ne siano ancora che lo fanno.

Però tutto questo è ingiusto nei confronti dei ragazzi che si comportano bene, che ce ne sono ancora tanti per fortuna. E’ vero che la gita è un momento socializzante importante.

Dunque, proposta: chi non si comporta bene rimane a scuola, perché il percorso va personalizzato ed individualizzato, come continuano a strombazzare gli psicopedagogisti. Bene, chi non sa comportarsi avrà come percorso personalizzato quello di fare ulteriori lezioni, imparando a starsene bravo al banco, e chi invece si è distinto per avere già acquisite le soft skills di comportamento sociale – dette arcaicamente buone maniere – potrà avanzare, in un suo percorso personalizzato, per un ulteriore gradino di socializzazione. In questo modo il voto di condotta, che ormai praticamente non se lo fila più nessuno, potrà tornare ad avere un suo significato.

Basterebbe cioè vivere il viaggio di istruzione come un’attività di potenziamento, dove infatti non tutta la classe partecipa ma solo a gruppi, a seconda del progetto della scuola. Così possiamo bypassare quell’assurdità dell’uscita didattica che fa parte del programma offerto e a cui, quindi, deve partecipare tutta la classe. E permettere finalmente agli alunni coscienziosi, responsabili e ben educati di fare tutte le gite che meritano.

Sara Alonzi

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