Valutare l’alunno significa osservare l’apprendimento e dare spazio all’autovalutazione, il ritorno ai giudizi sintetici è un errore: D’Auria (Mce) spiega i motivi

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A Palazzo Madama è tutto pronto per il confronto politico sul disegno di legge governativo sul nuovo voto in condotta degli studenti: all’interno del ddl è però presente anche un emendamento, già approvato dalla VII Commissione del Senato, con cui il Governo intende reintrodurre il giudizio sintetico nella scuola primaria. Sull’argomento abbiamo intervistato Anna D’Auria, del Movimento di Cooperazione Educativa, a margine di un presidio svolto presso l’Università di Roma Tre con una serie di associazioni e movimenti che hanno voluto dare voce alla protesta contro il ritorno del giudizio sintetico nelle scuole primarie.

Secondo D’Auria, “l’impianto dell’ordinanza ministeriale 172 del dicembre 2020 ha una sua coerenza interna, nelle sue modalità riguardanti le valutazioni periodiche e finali: dire che un apprendimento è in via di acquisizione è cosa ben diversa rispetto a dire che un alunno è solo sufficiente, buono, ottimo. La nostra teoria si basa sulla logica dell’osservazione degli sviluppi dell’apprendimento, proprio per dare valore alla bambina e al bambino”.

“Dopo l’abolizione del voto, quattro anni fa – ha continuato – , sono stati introdotti degli elementi per sviluppare una nuova cultura della valutazione. Adesso, con il giudizio sintetico, invece, cambia tutto”. E secondo D’Auria, cambia tutto in peggio.

“Per noi – ha continuato la rappresentate del Movimento di Cooperazione Educativa – è importante che la valutazione sia fatta in base agli obiettivi di apprendimento, con tanto di spazi di autovalutazione, fondamentali per lo sviluppo di capacità metacognitive con giudizio descrittivo ampliato”.

“La nostra battaglia – ha continuato D’Auria – è legata alla formazione e noi siamo per la valutazione formativa: certo, con le nuove modalità di valutazione, se dovessero passare come vuole il Governo, cambieranno il quadro”.

“Noi comunque continueremo a lavorare, accanto agli insegnanti, e a valutare cosa fare, anche in base a cosa l’ordinanza dirà. Il rischio è che faccia perdere il lavoro e i progressi fatti negli ultimi tre anni”, ha assicurato D’Auria.

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