Home Politica scolastica Sottosegretario D’Onghia: Afam e Scuola parlano la stessa lingua, ma non accorpiamoli

Sottosegretario D’Onghia: Afam e Scuola parlano la stessa lingua, ma non accorpiamoli

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Tra i sottosegretari all’Istruzione, il meno conosciuto è Angela D’Onghia: nata a Bari 53 anni fa, prima di approdare in politica ha svolto una lunga esperienza a capo dell’azienda manifatturiera di famiglia, riuscendo ad affermare il proprio brand in Italia e all’estero.

Abbiamo incontrato la senatrice D’Onghia al Miur, per capire come sta procedendo il suo lavoro sulle diverse deleghe affidategli dal ministro Giannini: dall’alternanza scuola-lavoro alla formazione professionale, dalla dispersione scolastica al riconoscimento dei titoli. Ma, soprattutto, su come procede lo sviluppo e la revisione dell’offerta formativa dell’Afam, ovvero il sistema dell’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica.

Un comparto – composto da 20 accademie statali di belle arti, 2 accademie nazionali e 24 accademie legalmente riconosciute, 4 Istituti superiori delle industrie artistiche, 58 conservatori statali e 19 istituti musicali pareggiati – nel quale operano circa 12.000 docenti (solo nei conservatori i docenti con contratto a tempo indeterminato sono meno di 5mila). Questo comparto attende, ormai da oltre tre lustri, la regolamentazione prevista dalla legge n.508/99.

Ne abbiamo quindi parlato con il sottosegretario pugliese, scoprendo che la sobrietà nella comunicazione è una sua personale convinzione.

 

 

L’articolo 1 della Legge 107/2105 si sofferma sull’importanza del “potenziamento delle competenze nella pratica e nella cultura musicali, nell’arte e nella storia dell’arte”, grazie al “coinvolgimento dei musei e degli altri istituti pubblici e privati”: sottosegretario, può essere questa la strada giusta anche per migliorare l’Afam?

Certamente. Bisogna tenerne conto, perché il mondo dell’Istruzione non può prescindere dalla formazione artistica, musicale e coreutica. Un punto deve essere chiaro: la filiera dell’arte e della musica deve essere unica. Proprio il fatto di non aver creato un vero dialogo tra i due settori, ha contribuito a determinare degli scompensi, quali i corsi pre-accademici nonostante la istituzione di scuole medie ad indirizzo musicale e di licei musicali. Diversa è l’offerta accademica dei Conservatori.

 

Quali sono i provvedimenti che vorreste attuare?

Ricostruire tutta la filiera artistico musicale, abolire i corsi pre-accademici nei conservatori, da sostituire con corsi propedeutici di durata inferiore, dando la possibilità ai talenti di accedere anche in età precoce ai corsi accademici. Vanno poi riattivati i collegamenti tra i Conservatori, le Accademie, e le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. E vanno ridefiniti gli standard di competenze da accertare per accogliere le iscrizioni ai Conservatori.

 

Per riformare l’Afam, sono previsti dei fondi ad hoc del Governo?

Se serviranno faremo in modo di trovarli. Prima di parlare di fondi, penso che dobbiamo capire quello di cui il settore ha bisogno e ancora prima qual’ è la nostra visione per un settore piccolo ma di grande importanza. Anche le strutture per un settore che forma alla bellezza sono importanti.

 

Quindi, è previsto il coinvolgimento attivo delle aziende?

In un Paese come il nostro, famoso in tutto il mondo per il design e l’arte, il rapporto diretto con le aziende è di grande importanza e in moltissimi casi esiste già il coinvolgimento dei territori con le specializzazioni dei distretti (ad esempio: Carrara con il suo pregiatissimo marmo e l’accademia con il corso di scultura) Gli italiani sono conosciuti nel mondo come un popolo geniale, questa genialità è stimolata dalla contaminazione che il nostro Paese ha con l’arte capillarmente distribuita su tutto il territorio e dalla musica che da sempre accompagna la vita di noi italiani. Quando nel mondo si parla di “Stile Italiano” non si parla di un oggetto, di un mobile o di un abito ma di un insieme, il sistema dell’alta formazione artistica e musicale è la punta di diamante del Made in Italy. In special modo per un Paese che come il nostro, può essere un punto di attrazione per il turismo internazionale. Non dimentichiamo inoltre che le imprese legate a questo settore sono molto variegate, dalla manifattura classica a quelle di grande valore come l’indotto del settore museale, cinematografico, musicale ecc.ecc.

 

Uno dei punti cruciali dell’Afam è la formazione degli studenti: cosa avete deciso di fare in merito?

Dovremmo rivedere i corsi didattici, facendo in modo che questi possano essere adeguati ai tempi che cambiano, in modo tale che la formazione possa risultare efficace.

 

Anche quella dei docenti?

Oggi per molti corsi sono utilizzati degli esperti, sicuramente dobbiamo lavorare senza nessuna preclusione, cercando di garantire nella formazione la continuità e la qualità, pensando che il lavoro deve essere indirizzato a sviluppare le potenzialità creative dei nostri giovani. Per questo percorso è importante che i docenti possono sempre essere coinvolti e protagonisti.

 

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Su quale parte della riforma Afam state lavorando in questo momento?

Siamo partiti da un dato: nelle accademie il 23% di iscritti sono stranieri, nei conservatori l’11%, nelle Università solo il 3%. Questo significa che siamo già considerati bravi su questi settori, dobbiamo crederci anche noi e guardare in prospettiva. Per questo, l’ingresso nelle accademie e nei conservatori va riconsiderato: l’artista spesso si rivela tale già prima dei 18 anni. Basti pensare alla danza: i più bravi, a 25 anni sono ballerini affermati da tempo.

 

Un’altra riforma, quella della PA, prevede una considerevole riduzione dei comparti: quello dell’Afam potrebbe essere accorpato con la Scuola. È d’accordo?

Ho qualche perplessità: anche su questo versante, secondo me la confusione nasce dai percorsi preaccademici che riguardano ragazzi che stanno seguendo un percorso di iniziazione alla musica parallelamente a quello scolastico. L’alta formazione, invece, è associabile al sistema universitario che fin dall’inizio, per la componente docente, è stata tenuta fuori dalla contrattazione.

 

Quali tempi vi siete dati per l’attuazione della riforma dell’Afam?

Questo è un Governo che si pone dei tempi ristretti. Giustamente. La Legge 508 del 1999 non è ancora attuata, speriamo di fare tutto nei prossimi mesi. Siamo fiduciosi, perché le commissioni parlamentari hanno mostrato interesse. In questa fase, è importante ascoltare tutti. Perché l’Afam è un settore piccolo, ma anche molto complesso: l’arte ha delle specificità diverse e importanti. Di Università e Afam si parlerà il 23 ottobre prossimo nel convegno di Udine, dove verranno illustrate le nuove linee di indirizzo e di intervento.

 

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