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Biblioteca di classe ai nastri di partenza in Calabria

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La lingua è, senza dubbio veruno, il vincolo più saldo della nostra unità di popolo: l’eco del passato, la voce dell’avvenire.

Tutto può cambiare, ma non la lingua che ci portiamo dentro, anzi che ci contiene dentro di sé come un mondo più esclusivo e definitivo del ventre materno (Italo Calvino).

E’ una chiave metodologica che da un sessennio, sistematicamente, nei Licei di San Giovanni in Fiore (CS), sotto la guida di Francesco Polopoli, docente di latino e greco, accompagna la realizzazione di graphic novels in stile ciceroniano, disponibili alla consultazione interbibliotecaria in Opac Nazionale: Dantes et Ioachim, Heidi, I Promissi Sponsi, tutti rigorosamente in latino.

L’intento programmato è di ripensare all’indietro, affinando tecniche di traduzioni confinanti con linguaggi del mondo adolescenziale: il fumetto e l’arte visiva. La tradizione è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere (Gustav Mahler): l’antico presente acquista un significato più incisivo, se ci si innamora del bello. Questa è una realtà di senso.

La realtà didattica, poi, si è fatta, in itinere, lealtà linguistica: lo stupore adolescente si è caricato, infatti, della comprensione dei segni alla luce dell’antico. Una testimonianza leale perché rispettosa di un tempo che, da sempre, è vita memoriae: un DNA sociale, materno, paterno, familiare.

Attraverso la creatività e la creazione dei piccoli classici fumettati in latino si è inteso, in questa fase di neo-oralità diffusa, recuperare il valore del libro e della lettura come mezzo di cultura, di ludus e di arricchimento personale. Con la lettura, infatti, migliorano non solo le conoscenze linguistiche, ed il latino metalinguisticamente ne fa da supporto al quadrato, ma anche la capacità espressiva ed organizzativa del pensiero: basi di un pensiero libero, inventivo, democratico.

Circa l’utilizzo del codice linguistico, la lingua romana, per intenderci, ci si è allineati con quella sana tendenza anglosassone e tedesca, che ripensa l’antico ancora come sistema di segni perennamente vivo (vedi l’Harrius Potter, tradotto in latino e greco antico): fa specie questa disattenzione dalle nostre parti, ove l’Italia era, per tutti, magistra gentium e Roma caput (non kaputt!) mundi