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Il tutor dell’Alternanza scuola/lavoro non lavora gratis e a mezzo servizio

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Dopo tre anni di applicazione della L.107 risultano evidenti i problemi, le difficoltà ed
addirittura le aporìe determinati dalla approssimazione normativa che caratterizza la c.d.
Buona scuola, una legge, non dimentichiamolo, approvata con un ennesimo voto di
fiducia.
L’ambito per il quale questo giudizio è più facilmente rilevabile è quello dell’alternanza
scuola lavoro di cui si è occupato Lucio Ficara nel suo intervento del 24 aprile scorso.
Ed è rispetto ad un passaggio di quell’articolo che manifesto e motivo un dissenso su un
aspetto (l’obbligatorietà o meno del ruolo del tutor interno) che Ficara affronta sia pure in
termini dubitativi col condizionale ma scegliendo, sembrerebbe, una tesi indifendibile, a
mio parere, sotto il profilo giuridico.
Il passaggio è questo: “Bisogna però sottolineare che, essendo i percorsi ASL
ordinamentali, l’incarico di tutor interno non sarebbe rifiutabile e dovrebbe essere svolto
obbligatoriamente”.
La valutazione sulla obbligatorietà o meno del ruolo di tutor non può prescindere da
alcune considerazioni preliminari che ho esaminato in un articolo che affronta gli stessi
temi affrontati da Ficara.
Desumere, come sembra voler fare Ficara, la obbligatorietà del ruolo del tutor interno dal
solo fatto che la ASL è una innovazione ordinamentale significa non considerare,però,che
né il CCNL né la stessa L.107 hanno introdotto una nuova figura professionale, il tutor
interno, la cui funzione deve essere svolta da un docente disciplinare del consiglio di classe o, se disponibile, da un docente dell’organico di potenziamento.
E’ di tutta evidenza che il docente disciplinare ha precisi obblighi di servizio in relazione
allo svolgimento di un monte ore disciplinare tassativo che non vale solo per gli studenti
impegnati nella ASL ma coinvolge, ovviamente, tutti gli studenti della classi assegnate al
docente.
In parole povere: se il mio impegno di tutor ASL si svolgesse in orario mattutino
curricolare (ed il dato è assai diffuso) questo avverrebbe a scapito dei miei obblighi di
docente disciplinare.
Se la funzione di tutor fosse svolta, invece, in orario pomeridiano o comunque oltre il mio
orario di servizio si tradurrebbe in un carico di lavoro che va oltre quello contrattualmente
previsto che dovrebbe, ovviamente, essere retribuito.
La regola generale sin qui seguita per il lavoro straordinario è che tale impegno non è mai
obbligatorio ma frutto di una libera scelta del lavoratore.
Di questo Ficara è consapevole tanto è vero che scrive “Il docente tutor interno, designato
dall’istituzione scolastica o formativa tra coloro che, avendone fatto richiesta,
possiedono titoli documentabili e certificabili”.
E’ di tutta evidenza che se è il docente a fare richiesta non può essere oggetto di un
obbligo di servizio diverso o più ampio di quello contrattualmente previsto.
E’ la stessa situazione che caratterizza un’altra “innovazione” affrettata come il CLIL della
Gelmini.
Se nessun docente ha le competenze necessarie per poter veicolare la propria materia
disciplinare in lingua straniera cosa avviene?
Che il DS gli “impone la mani” e lo trasforma, con un ordine di servizio, in docente dotato
di certificazione QCER ?
Il CLIL e la ASL sono accomunati dalla stessa tara d’origine: quella di voler imporre un
cambiamento prescindendo dalle situazioni non accertate (per il CLIL la presenza di un numero di docenti certificati tali da fare da massa critica, per la ASL la disponibilità di
soggetti esterni con i quali avviare i percorsi), situazioni che non erano di contorno ma
necessarie per trasformare un cambiamento velleitario in un mutamento strutturale.
Se si fosse voluto seguire l’esempio di altri paesi si sarebbe potuto creare nella sempre
annunciata e mai realizzata diversificazione della carriera professionale docente, una figura professionale nuova, il tutor, adeguatamente remunerata.
Ma si sa la storia recente della scuola italiana, da destra a sinistra, si è caratterizzata per
l’effetto annuncio e per le nozze con i fichi secchi.
Qualcuno ricorda i famosi corsi FORTIC, quelli che avrebbero dovuto trasformare alcuni
docenti disciplinari in nuove figure di sistema come gli amministratori di rete?
Anche allora si vagheggiò di nuove carriere per gli insegnanti.
Che fine hanno fatto coloro che hanno frequentato quei corsi?
Continuano a fare gli insegnanti disciplinari e continuano a sognare sviluppi di carriera
inesistenti.
Sarà lo stesso per i tutor dell’alternanza?

Franco Labella