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A cosa serve il Green Pass a scuola? A costruire il capro espiatorio

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Ormai è palese: l’imposizione del Green Pass ai lavoratori della scuola e le conseguenti sanzioni per chi non potesse esibirlo si configurano come un caso classico di creazione del capro espiatorio. Se il grande studioso René Girard, che pone il capro espiatorio al centro della sua riflessione antropologica, avesse deciso di occuparsi della scuola italiana alla vigilia dell’anno scolastico 2021-2022, il terzo dell’era pandemica, avrebbe trovato materia, pur banale, vile, quotidiana, per la sua teoria. A cosa serve il capro espiatorio? Ad incanalare la violenza del gruppo umano su un bersaglio non pericoloso, il cui sacrificio non verrà vendicato.

Nello stesso tempo, tale sacrificio rinsalda i legami sociali. Quando si sente la necessità di trovare un capro espiatorio? Nei momenti di crisi, quando la collettività viene insidiata da qualcosa che ne mette in pericolo la sua sussistenza: come, per esempio, una epidemia. Nella crisi, la collettività diviene vittima di un “contagio mimetico”, alla cui base c’è una forte emozione che coinvolge gran parte dei suoi membri. A questo punto il gioco è fatto: la moltitudine è pronta ad individuare il colpevole, sul quale si riversa l’odio ed il rancore accumulato. Il colpevole viene individuato sommariamente, perché non servono le prove e neppure gli indizi. Serve soltanto addossare a qualcuno le responsabilità di qualcun altro.

Prendiamo questa sommaria esposizione, per forza di cose superficiale, di uno degli aspetti centrali nel pensiero di Girard ed applichiamola all’imposizione del Green Pass ai lavoratori della scuola. Pare, cifra data dal Ministro, che i vaccinati siano il 90% della categoria, quota che determinerebbe, se estesa a tutta la società una immunità di gregge anche nei confronti della variante Delta. Siamo consapevoli che tuttora si discuta animatamente nella “comunità scientifica” sulla possibilità o meno di una immunità di gregge rispetto al Coronavirus. Ma una cosa è certa: se l’immunità di gregge si raggiungesse con il 100% di vaccinati, saremmo al paradosso.

Quel residuo 10% di non vaccinati dovrà lavorare in luoghi in cui si raduneranno i sei milioni circa di studenti non vaccinati; più della metà di questi, per ragioni d’età, non si vaccinerà nel prossimo futuro. Tutti quanti, bambini ed adolescenti possono veicolare il contagio. E allora? A che serve addebitare l’insicurezza sanitaria della scuola non a Protocolli inutili e vergognosi, non al non aver diminuito drasticamente il numero di studenti per classe, non all’aver abolito di fatto il distanziamento, sostituendolo con le finestre aperte anche nella stagione invernale? L’elenco delle inadempienze del governo sarebbe lungo: ci limitiamo ad aggiungere il mancato tracciamento e rilevamento dei dati del contagio a scuola e l’aver tartassato in mille modi i lavoratori fragili, i quali, spesso, sono stati costretti a lavorare con grave rischio della loro incolumità. Nel 10% del personale della scuola non vaccinato ci sono senz’altro persone che non possono vaccinarsi. Inseguire, minacciandola di sanzioni molto serie, una quota insignificante di personale, costretto a lavorare in aule fortemente insicure, obbedisce quindi ad una sola logica, quella di addossare ad innocenti le colpe di altri.

Queste colpe possono essere elencate, mentre dimostrare che il personale non vaccinato è di pericolo per la comunità scolastica è impossibile ed anche contrario ad ogni logica. Canalizzare il rancore e lo scontento sociale verso i docenti è un’operazione non nuova. Fare di coloro che devono educare i nostri figli il capro espiatorio all’interno di una crisi sanitaria non ci porterà lontano e darà ulteriori argomenti di scontento a coloro che, con la stessa mentalità irrazionale, negano l’utilità della profilassi legata al vaccino. Insomma, in una situazione che dovrebbe essere affrontata con il massimo della ragionevolezza, sprofondare nel pensiero mitico e magico è l’ultima cosa che dovremmo auspicare.

Al Ministro Bianchi chiediamo di sospendere immediatamente l’obbligo di Green Pass nelle scuole (altra cosa è il Green Pass sui mezzi di trasporto o nei luoghi dell’intrattenimento), di garantire in tutte le aule il distanziamento, di provvedere affinché gli organici siano da subito adeguati alle esigenze del terzo anno di pandemia., Purtroppo sulla scuola si continuano a fare sproloqui retorici e pochissimi fatti. La si smetta di svillaneggiare il personale, si rispetti la dignità di ciascuno e poi, forse, potremo parlare di scuola come “comunità educante”.

Giovanna Lo Presti (Cub Sur)