
La vicenda di un’insegnante torinese assolta dalle accuse di maltrattamenti su 21 alunni, ha infiammato il dibattito pubblico e sollevato polemiche tra le famiglie degli studenti di un Istituto Comprensivo di Torino. L’assoluzione, arrivata nel dicembre 2024, aveva aperto la strada al reintegro della docente, ma le proteste dei genitori hanno costretto la scuola a rivedere i propri piani.
La docente era stata accusata di comportamenti inappropriati tra il 2014 e il 2018, ma il tribunale ha stabilito che non vi fossero prove sufficienti per condannarla. Nonostante ciò, il suo ritorno in aula, previsto per il 21 gennaio 2025, ha generato una forte opposizione da parte delle famiglie. In molti hanno dichiarato di non sentirsi tranquilli per la presenza della maestra nelle classi, ritenendo compromesso il clima di fiducia necessario per un ambiente scolastico sereno.
Come riporta Il Corriere della Sera, la dirigenza scolastica, per calmare le acque, aveva inizialmente previsto una serie di misure per garantire la massima trasparenza: le lezioni sarebbero state tenute a porte aperte e sempre alla presenza di un collega. Tuttavia, queste disposizioni non sono bastate a placare le preoccupazioni dei genitori, che hanno minacciato di non mandare i propri figli a scuola, organizzando uno sciopero.
Di fronte alla crescente pressione, la scuola ha optato per una soluzione alternativa: la docente non tornerà in classe, ma sarà assegnata a un progetto specifico in biblioteca, lontano dagli studenti. Questo compromesso ha permesso di scongiurare il boicottaggio delle famiglie e di riportare la calma tra i corridoi dell’istituto.