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Allerta caldo, dal prossimo anno iniziamo le lezioni a fine settembre: per prof, genitori e studenti la scuola non è un parcheggio -Esiti SONDAGGIO

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Personale scolastico, genitori e studenti si dicono d’accordo all’unanimità nel voler posticipare l’inizio delle lezioni a fine settembre a causa del troppo caldo.

Secondo i risultati di un ampio sondaggio realizzato dalla testata giornalistica specializzata La Tecnica della Scuola, il personale della scuola sarebbe favorevole nel posticipare l’inizio dell’anno scolastico a fine settembre, a causa dell’impossibilità di fare lezione in classi strette, con tanti alunni e senza aria condizionata. Il sondaggio – al quale hanno partecipato quasi 2.000 lettori, in larga parte docenti, Ata, dirigenti, genitori e studenti provenienti in maggioranza dal Sud Italia – evidenzia quindi un disagio evidente tra chi popola la scuola nell’iniziare l’anno scolastico nei primi giorni di giugno.

In particolare, esaminando i partecipanti all’indagine nazionale, suddivisi tra le varie categorie, a chiedere di posticipare l’inizio delle lezioni sono stati l’85% degli insegnanti, del personale Ata e dei presidi; l’85.7% dei genitori; l’85.8% degli studenti e il 78.4% tra la categoria “altro”.

Gli utenti non si sono solo limitati alle risposte, ma hanno voluto anche lasciare alcune loro considerazioni che riportiamo di seguito:

  • Bisogna climatizzare le scuole come accade in ogni altro ufficio pubblico! Le scuole sono invivibili da maggio a settembre con questo clima. Poi, con tutte le scuole climatizzate, si potrà iniziare a ragionare sul calendario.
  • Sono della generazione che iniziava la scuola ad ottobre e terminava a metà giugno con le stesse vacanze di Natale, Pasqua e ponti di novembre e festività varie. Siamo una generazione di istruiti che studiavano e che se non lo facevano venivano bocciati o rimandati a settembre. Era una scuola che premiava chi studiava.
  • Doterei, come tutti gli uffici pubblici, anche le scuole di impianti di ventilazione o condizionamento. Curerei di installare sistemi di schermatura sulle parti più esposte al sole per consentire a tutti di lavorare in condizioni rispettose del benessere psicofisico. Con questi interventi aperture e chiusure delle scuole potrebbero essere anche diversamente modulate nei mesi più caldi come attualmente chiedono le famiglie.
  • Iniziare a settembre perché? La scuola non è un parcheggio.
  • Sì, a patto di rivedere anche i giorni di scuola annuali, perché sarebbe impensabile (sempre causa temperature) prevedere di allungare poi a giugno.
  • Dipende dalle regioni e dalle condizioni delle scuole.

Le scuole nella morsa del caldo

Sono molti i fatti di cronaca relativi all’eccesso di caldo e umidità nelle aule scolastiche di cui si ha notizia in questi giorni: la dirigente scolastica di una scuola di Foggia ha deciso di anticipare la chiusura dell’istituto scolastico, considerate le temperature oltre i 30 gradi.

Dei problemi si sono riscontrati anche in Sicilia: il 21 settembre una docente di educazione motoria di una scuola del capoluogo siciliano ha perso i sensi per il troppo caldo. Il sindaco di Capaci, Pietro Puccio, ha disposto con un’ordinanza la chiusura delle scuole dopo l’allerta della protezione civile regionale. A Balestrate e a Trappeto è stata disposta l’uscita anticipata dalle scuole di due ore. Gli studenti di altri istituti sono tornati a casa dopo tre ore di lezioni, in modo da non dover rimanere in classe negli orari in cui il caldo raggiunge il picco. Sempre a Palermo, in altri due licei, i presidi hanno deciso di anticipare l’uscita alle 11. In altre scuole dove è previsto dall’inizio dell’anno scolastico l’orario completo, gli studenti si sono rifiutati di entrare in classe

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Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 22 al 25 settembre 2023. Hanno partecipato 1.943 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.

La Tecnica della Scuola non si assume alcune responsabilità per utilizzi impropri o parziali dell’esito dell’indagine effettuata.