Home Università e Afam Almalaurea: laureate più motive e intraprendenti; laureati più occupati e meglio pagati

Almalaurea: laureate più motive e intraprendenti; laureati più occupati e meglio pagati

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AlmaLaurea pubblica il Focus Gender Gap 2023 in cui sono descritti il percorso di studio pre-universitario e il contesto familiare di provenienza, nonché le performance delle laureate e dei laureati al termine del percorso universitario e con riferimento sia alla rapidità nel conseguire il titolo sia alla votazione ottenuta, e  i differenti esiti occupazionali di laureate e di laureati.

Si sottolinea, inoltre, come le donne con i figli sono ancor più penalizzate

Il Focus mette in evidenza anche la diversa composizione per genere tra i laureati STEM (Science, Technlogy, Engineering, Mathematics), dove le donne sono in numero minore, si confermano più brave degli uomini (voto medio di laurea 104,2 su 110 per le donne, rispetto al 102,3 degli uomini; tra le donne il 57,6% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 53,0% degli uomini) ma penalizzate sul mercato del lavoro, anche se con differenziali di genere più contenuti (a cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello il tasso di occupazione è pari al 90,9% per le donne rispetto al 94,1% per gli uomini).

Il Focus Gender Gap 2023 è stato elaborato tenendo conto dei 300mila laureati del 2021 e 660.000 laureati del 2020, 2018 e 2016, intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

Il Rapporto 2022 sul Profilo dei laureati mostra che tra i laureati del 2021, dove è nettamente più elevata la presenza della componente femminile (59,4%), la quota delle donne che si laureano in corso è pari al 63,0% (è 57,9% per gli uomini) con un voto medio di laurea uguale a 104,2 su 110 (è 102,4 per gli uomini).

Il Rapporto 2023 sul Profilo dei Diplomati mostra che tra i diplomati del 2022 il 43,9% delle ragazze alla scuola media inferiore ottiene un voto d’esame superiore o uguale a 9 (percentuale pari al 31,5% tra i ragazzi) e quando arrivano sui banchi delle superiori, che siano quelli di un liceo, un istituto tecnico o un professionale, raggiungono ottimi risultati.

Il 94,0% delle studentesse non fa ripetenze (è il 90,0% per ragazzi) e conclude la scuola secondaria superiore con un voto medio di diploma pari a 83,2 su cento (è 78,7 per i ragazzi). Inoltre, il 22,0% delle studentesse compie esperienze internazionali (è il 14,3% dei ragazzi), in particolare organizzate dalla scuola. Sono inoltre impegnate in attività di carattere sociale (14,1% delle ragazze rispetto al 10,0% dei ragazzi); sono interessate a proseguire gli studi soprattutto all’università: si tratta dell’80,2% delle diplomate rispetto al 64,3% dei diplomati.

Le donne si iscrivono all’università spinte più frequentemente da forti motivazioni culturali (29,7% rispetto al 26,4% degli uomini) e svolgono un buon numero di tirocini e stage riconosciuti dal proprio corso di laurea (60,8% rispetto al 51,6% degli uomini).

Le laureate provengono in misura maggiore da contesti familiari meno favoriti sia dal punto di vista culturale sia socio-economico.

 Tuttavia il Rapporto 2022 sulla Condizione occupazionale dei laureati registra ancora una volta significative e persistenti disuguaglianze di genere.

AlmaLaurea ha evidenziato che tra i laureati di secondo livello, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere, in termini occupazionali, si confermano significative e pari a 4,2 punti percentuali: il tasso di occupazione è dell’86,7% per le donne e del 90,9% per gli uomini. Inoltre, gli uomini svolgono più frequentemente un’attività alle dipendenze a tempo indeterminato (60,1% rispetto al 52,6% delle donne, a cinque anni dal titolo di laurea).

 È comunque interessante notare che le donne tendono più frequentemente a inserirsi nel pubblico impiego e nel mondo dell’insegnamento, notoriamente in difficoltà nel garantire, almeno nel breve periodo, una rapida stabilizzazione contrattuale. Aspetto questo legato a un altro grande tema che entra di prepotenza nelle differenze di genere: il Gender Pay Gap. 

Tra i laureati di secondo livello che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno emerge che il differenziale retributivo, a cinque anni, è pari al 12,9% a favore degli uomini: 1.799 euronetti mensili rispetto ai 1.593 euro delle donne.

In termini di efficacia del titolo nel lavoro svolto, però, le differenze si attenuano notevolmente: le donne risultano leggermente meno soddisfatte del proprio lavoro. Fanno eccezione, denotando una maggiore soddisfazione nella componente femminile, l’utilità sociale del lavoro e il tempo libero a disposizione.

Il forte divario in termini occupazionali e retributivi tra uomini e donne aumenta in presenza di figli, che penalizza le donne, non solo in termini di divario occupazionale ma ancora una volta in termini retributivi.

Il differenziale occupazionale si conferma a favore degli uomini, a cinque anni dalla laurea, ed è pari a 22,8 punti percentuali tra quanti hanno figli (è di 2,3 punti percentuali tra chi non ne ha) mentre quello retributivoraggiunge il 23,6% (è del 12,0% tra chi non ha figli).

L’Indagine sul Profilo dei laureati mette in evidenza la diversa composizione per genere tra i laureati STEM, dove le donne sono in numero minore, ma sono più brave.Malgrado le performance femminili siano migliori, resta vero che le donne, anche in questo ambito disciplinare, sono penalizzate nel mondo del lavoro. 

Infatti, l’Indagine sulla Condizione occupazionale mostra che a cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello il tasso di occupazione è pari al 94,1% per gli uomini al 90,9% per le donne. Il divario retributivo uomini-donne, pur se permane elevato e a favore dei primi, tende però a ridursi tra i laureati dei percorsi STEM: 1.845 euro mensili netti percepiti dagli uomini rispetto ai 1.650 euro delle donne (+11,8%). 

Rispetto, poi, alla differenza territoriale riferita alle discipline STEM il differenziale retributivo tende ulteriormente a ridursi se si considerano i laureati STEM che, dalle aree del Mezzogiorno, si spostano nel Centro-Nord per lavorare: in tal caso il differenziale è pari a +10,9% (le retribuzioni sono 1.819 euro per gli uomini e 1.640 euro per le donne).